Nel I° secolo a.C. lo storico greco di Sicilia Diodoro scriveva che anche Cagliari, insieme a Olbia, fosse stata fondata da Jolao, il mitico eroe di Tebe compagno di Ercole. Anche il termine Lapola, nome con cui a Cagliari si indica il quartiere della Marina, deriverebbe da Joleapolis (città di Jolao), un toponimo che compare in diverse antiche mappe della città.

La notizia della grande Reggia nuragica occultata a Monte Urpinu (la foto è tratta dal geoportale Nurnet – La Rete dei Nuraghe) potrebbe dare nuova luce alla storia di una città che, secondo un’opinione comunemente accettata (risalente al senatore e poeta romano Claudio Claudiano Cagliari), era stata fondata dai fenici provenienti dalla città di Tiro.

In un articolo dell’”Unione Sarda” del 20 febbraio 2018, ricorda Antonello Gregorini sul geoportale Nurnet – La Rete dei Nuraghe – il docente e storico cagliaritano Massimo Pittau parlava delle origini di Cagliari, respingendo la tesi che voleva una città fondata dai Fenici (“assurdo ritenere che, molto prima dei Fenici, i Sardi Nuragici non avessero messo occhio e provato interesse per questa località, caratterizzata come era da facili approdi, sia a oriente che a occidente, munita di un colle dirupato facilmente trasformabile in roccaforte, ricca di importanti saline e posta all’imboccatura di quella laguna di santa Gilla, che non solo era molto pescosa, ma portava anche fino ad Assemini, nella direzione delle risorse agricole del Campidano e di quelle minerarie dell’Iglesiente. D’altra parte, risulta accertato che nell’area di Cagliari lo stanziamento umano è molto più antico dell’arrivo dei Fenici in Sardegna, dato che risale al periodo eneolitico e forse a quello neolitico, come risulta dai ritrovamenti effettuati nel colle di Sant’Elia, a San Bartolomeo e a Monte Claro”). Nell’articolo pubblicato ieri dall’Unione Sarda, l’archeologo Giovanni Ugas ricorda appunto gli scritti di Diodoro, nel secolo I a.C. narrava che Cagliari, insieme a Olbia, fu fondata da Jolao, l’eroe di Tebe compagno di Ercole”.

“Si rafforza così la tesi da noi sostenuta in diversi post – afferma ancora Gregorini – secondo la quale il termine Lapola, con cui a Cagliari si indica il rione Marina, deriva da Joleapolis (città di Jolao), il toponimo che compare in diverse antiche mappe della città.  Ma trova conferma anche quanto a suo tempo affermato dal celebre archeologo belga naturalizzato italiano Louis Godart, secondo il quale “le vecchie leggende affondano le loro radici nella Storia ed è certo che alla base di qualunque mito narrato dagli Antichi vi è una verità storica che la critica moderna deve tentare di ritrovare e di spiegare”.

La scoperta di questa reggia più grande anche rispetto al complesso nuragico di Barumini, qualora fosse verificata, potrebbe dunque riscrivere la storia di Cagliari e della Sardegna. Eppure, i pareri degli esperti non sono univoci.

Nonostante sia acclarato che l’area di Cagliari, fornendo approdi protetti e soprattutto ben sette colli su cui installare le torri di avvistamento dei nemici, fosse strategica  anche in epoca nuragica, secondo alcuni la reggia nuragica di Monte Urpinu sarebbe una “non notizia” in quanto – pur essendo un’ipotesi suggestiva supportata da uno dei massimi archeologi della Sardegna, Giovanni Ugas – non parrebbe rispondere a criteri scientifici e di metodo analitico. Nel sito di Monte Urpinu – sostengono alcuni – le mappe dell’Ottocento individuano anche un forte settecentesco piemontese. “C’è una mappa di Monte Urpinu degli inizi dell’Ottocento, conservata nell’Archivio di stato di Torino che posiziona un forte settecentesco piemontese dove oggi si vuole vedere il nuraghe. Questa mappa è stata pubblicata nel 1982 da Foiso Fois (“Torri spagnole e forti piemontesi in Sardegna”, La Voce Sarda editore) e nel 2003 da Gianni Montaldo (“I forti piemontesi in Sardegna”, Carlo Delfino editore).” E riportare la pianta della fortificazione settecentesca fornita da quell’eccezionale collezionista cartografo, profondo conoscitore di Cagliari, che è Giampaolo Marchi”.

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