Le misure che sono state richieste a proposito della vertenza energia e del caso Portovesme srl non sono arrivate. Per questo motivo, come segreteria territoriale Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil unitamente alla rappresentanza sindacale unitaria hanno convocato per giovedì 30 giugno alle 9,30 un sit-in davanti all’ingresso del Consiglio Regionale della Sardegna.

“Rispetto a quanto accadeva lo scorso ottobre 2021, quando è stata aperta la procedura per l’attivazione della cassa integrazione, la situazione è decisamente peggiorata”, scrivono in un comunicato i rappresentanti delle sigle sindacali Emanuele Madeddu (Filctem CGIL), Vincenzo Lai (Femca CISL) e Pierluigi Loi (Uiltec UIL). “Gli strumenti finora adottati non hanno portato soluzioni e i prezzi dell’energia – proseguono -, soprattutto quando si parla di impianti energivori, restano proibitivi. È del tutto evidente che se questa situazione dovesse protrarsi, come recentemente comunicato dall’azienda alla Rsu, verranno valutati scenari produttivi a basso impatto energetico, richiedendo il rinnovo degli ammortizzatori sociali con conseguente ampliamento del personale eventualmente coinvolto dalla fermata di ulteriori impianti”.

“Nonostante qualche annuncio e qualche incontro – aggiungono i sindacalisti – ci troviamo davanti a una situazione drammatica. Non solo non c’è una soluzione ma neppure una data per affrontare il problema. Attualmente l’unica misura ipotizzata e in campo è quella dell’Energy release, la cui fruibilità ed efficacia, però, è fortemente legata al contenuto dei provvedimenti di attuazione. Non si deve poi dimenticare l’impossibilità, per le attività produttive, di utilizzare il gas naturale. Nonostante questo fatto, è opportuno anche rimarcare che chi opera nella Penisola, si giova di strumenti quali interconnector e provvedimenti di altro tipo, di sgravi per circa 60 milioni di euro all’anno”.

Per questo i rappresentanti delle sigle sindacali si son dati appuntamento fuori dal Consiglio regionale. “È necessario – dicono Madeddu, Lai e Loi – che si attivino tutte quelle procedure necessarie affinché anche in Sardegna, dove l’acquisto diretto del gas naturale è impossibile, siano estesi i benefici economici per l’acquisto di prodotti alternativi al gnl. La gravità della situazione impone un impegno importante e sostenuto della politica sarda nei confronti del Governo. Il tempo scorre molto velocemente e non è pensabile che per 1.500 lavoratori possa scattare la cassa integrazione di punto in bianco perché non si è cercata una soluzione”.

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