Si chiama controfuoco ed è una sorta di incendio controllato fatto divampare per eliminare materiali che altrimenti alimenterebbero l’incendio spontaneo in corso. Stando a quanto riportato da alcuni giornali sardi questa tecnica – sporadicamente utilizzata anche in Sardegna – potrebbe essere incrementata per far fronte alla piaga dei roghi che, complice il caldo torrido accompagnato dal vento, stanno devastando l’isola.

Sul questo delicato tema è intervenuta la Rete Nazionale Basta Incendi che lo scorso dicembre ha realizzato un convegno in Sardegna con esperti di fama internazionale tra i quali Silvano Landi, già Comandate delle Scuole Forestali Nazionali  del Corpo Forestale della Stato. A proposito di queste tecniche proprio Landi aveva riferito che si tratta di pratiche assolutamente da evitare anche a seguito di una sua unica esperienza di quarant’anni fa, ritenendole quindi pericolose.

“Queste tecniche venivano utilizzate dai pastori anche se allora assolutamente vietate oltre 50 anni fa per cercare di contenere piccoli incendi (in assenza di vento) quando a detta di persone molto anziane non avevano nient’altro per cercare di estinguerli. Pochissimi esperti che conoscevano tali tecniche avevano sempre oltre 40 anni di esperienza”, si legge in una nota della Rete. “Da alcuni anni – prosegue la nota – alcuni forestali Sardi in pensione, in collegamento con alcuni professori di scienze forestali in Piemonte e Toscana hanno riesumato questa tecnica come fosse la soluzione vera al problema degli incendi pubblicizzandola in tutte le possibili occasioni anche insegnandola ad un corso universitario di Studenti a Nuoro. Quello che non raccontano gli sponsor di questo progetto è che la legge 155/2021 all’art 6 depenalizza il controfuoco e sostanzialmente annulla tutti i vincoli esistenti della legge 353/2000 un grande regalo per qualsiasi speculatore che avendo una certificazione di “zona percorsa da controfuoco” può fare quello che vuole”. Insomma, secondo la rete Basta incendi, questa pratica avrebbe avvantaggerebbe addirittura chi ha interesse a bruciare il territorio sardo.

Inoltre – secondo l’organizzazione – la pratica del controfuoco non avrebbe alcun potere in relazione ad incendi devastanti come quello che lo scorso anno ha colpito l’Oristanese. “Tutti sanno che la velocità di propagazione dell’incendio del Montiferru è stata tra i 3 e 5 ettari al minuto – scrive la Rete Basta Incendi -: ricordando che un ettaro sono 10.000 mq dove si sarebbe dovuto mettere il controfuoco? In un momento storico per il clima della terra in cui bisognerebbe evitare assolutamente di bruciare ma, all’opposto, è necessario solo il rimboschimento e manutenzione. Il business degli incendi continua con le forme più disparate in un clima di forte degrado politico e sociale. La rete Nazionale Basta Incendi al più presto promuoverà tutte le azioni a livello Nazionale per fermare questo scempio”.

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