La ripresa dei consumi potrebbe avverarsi solo con il calo delle bollette. La riduzione del peso delle utenze potrebbe infatti liberare fino a 30 miliardi di euro a livello nazionale, e rendendoli disponibili per la spesa delle famiglie.

La stima di Confesercenti ha rilevato infatti che la spesa media mensile familiare in Sardegna per il 2023 è di 2044 euro e risulta ancora molto inferiore ai già deludenti valori di pre-pandemia del 2019 (2158 euro).

Considerato che la maggior parte del budget verrà assorbito dalle spese per casa e bollette con una media del 45,8% del bilancio familiare, si può ben capire che rimane ben poco spazio per altri acquisti. E ad avere la peggio nell’Isola è la spesa alimentare per la quale si spende non più di 400 euro. È il dato più basso in tutta Italia.

Nell’anno in corso la spesa media mensile delle famiglie sarde, in termini reali dovrebbe crescere infatti solo del +0,8%, pari ad appena 16,4 euro in più al mese. Si tratta dell’incremento più basso nel triennio 2021-2023, una frenata che di fatto interrompe la ripresa post-pandemia.

“Se nel corso del 2023 le tariffe di luce e gas si dovessero ridurre del 40%, come ipotizzato dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti- suggerisce Gian Battista Piana, direttore Confesercenti Sardegna – la spesa complessiva sostenuta dalle famiglie per le utenze domestiche passerebbe da quasi 76 a poco più di 45 miliardi di euro, scendendo da 2.950 euro a 1.780 euro l’anno per famiglia. Le risorse così liberate potrebbero dunque consentire un’accelerazione ai consumi delle famiglie, che purtroppo restano ancora al palo nel 2023”.

“Il caro energia ha fermato la ripartenza della spesa dopo la pandemia, gran parte del bilancio familiare è stato assorbito dalle bollette e per il resto come alimentari e bevande, abbigliamento e scarpe, cultura e spettacolo, turismo è rimasto ben poco – rileva alla luce dei dati Roberto Bolognese, presidente Confesercenti Sardegna – tutte le imprese del terziario dipendono dai consumi interni e lo scenario è molto difficile. Sono indispensabili interventi che aiutino a recuperare il potere d’acquisto perduto, magari detassando gli aumenti retributivi che aiuterebbero le imprese a procedere ai rinnovi dei contratti nazionali, dando una spinta ai salari ridotti dall’inflazione energetica”.

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