La Chiesa di San Lorenzo, sul colle cagliaritano di Buoncammino. PH Alessandro Zorco

Frasi smozzicate prese per caso dai discorsi ascoltati qua e là e poi riunite insieme, quasi a comporre un vaticinio, una profezia. Una previsione per il futuro. Lunghe sere appostati nella salita di Buon Cammino ad ascoltare quelle che la credenza popolare voleva fossero le voci dei santi.

E’ la tradizione de is ascurtus (is ‘scurtus per dirla con don Paolo De Magistris) legati alla chiesetta dei santi Lorenzo e Pancrazio dove, fino quasi alla seconda guerra mondiale, i cagliaritani, soprattutto le donne, avevano l’abitudine in determinate occasioni di salire il colle di Buon Cammino pregando e raccogliendo casualmente (spesso sguinzagliando anche i ragazzini) le parole altrui per formare delle previsioni sul loro futuro e su quello dei loro cari.

“Il carattere demologicamente (attinente alla cultura popolare, ndr) conservativo della zona di san Lorenzo – scriveva nel 1963 il letterato e antropologo cagliaritano Francesco Alziator – è riconfermato dall’usanza detta de “is ascurtus” durata sin quasi alla Seconda guerra mondiale. Per tre volte all’anno: nel giorno della solennità della Vergine del Buon Cammino, in quello della sagra di san Lorenzo e durante la Settimana Santa, la gente del popolo, specialmente le donne, salivano pregando il colle e, raccogliendo qua e là le parole dette dal prossimo, le univano assieme per trarne previsioni per il futuro”.

Una usanza questa, che accomuna la Sardegna alla Romagna dove, scrive ancora Alziator citando Luigi De Nardis, esisteva l’usanza in determinate circostanze di ascoltare le voci, anche provenienti da lontano e trascinate dal vento in modo da trarne “ventura per la sorte dell’anno e nell’avvenire”.

Secondo l’Alziator “dall’esame complessivo dei dati cagliaritani e romagnoli non è difficile scorgere i vari elementi che fanno risalire ad un più antico rituale di indubbio carattere religioso:

1) l’ascendere il colle in preghiera,

2) il solito tabù che vieta di comunicare ad altri le rivelazioni e la conseguente punizione qualora esso venga violato

3) i giorni particolari nei quali si praticava questa specie di oroscopo, tutti legati all’inizio di un ciclo stagionale”.

Circa I’origine di quest’usanza di trarre presagi da parole udite a caso – scriveva ancora l’Alziator – riteniamo che essa discenda e sia comunque in connessione con la usanza ebraica del bath’col. Questa usanza di cui è ricordo già nel Vecchio Testamento, consisteva appunto nel reinterpretare come presagio delle parole udite a caso”.

Le parole di Francesco Alziator sono state successivamente riprese dallo storico sindaco di Cagliari Paolo De Magistris riportate alla voce “Madonna del Buon Cammino” del volume pubblicato dai Padri Mercedari del Santuario di Bonaria e regalato a Papa Francesco in occasione della sua visita a Cagliari nel settembre 2013.

Con riferimento alla chiesa dei santi Lorenzo e Pancrazio, intitolata anche alla Madonna del Buon Cammino, commentando le parole dell’Alziator De Magistris scrive: “Il “rito” più singolare era quello che si svolgeva per spontanea iniziativa popolare nei mercoledì di Quaresima. Soprattutto dal Castello, ma anche dagli altri quartieri cittadini, nel primo pomeriggio convenivano sul rocciato numerose donne. Sedute a crochi si davano, com’è nella loro natura, a un interrotto cicaleggio. Da un gruppo all’altro, il vento, quasi mai assente nel luogo, trasportava brandelli di discorsi, apparentemente incoerenti tra di loro, ma che le donne, quasi fossero alla presenza di un antico oracolo pizio (da Pizia, la sacerdotessa di Apollo nel santuario di Delfi, ndr) interpretavano ricavandone indicazioni augurali a seconda dei propri desideri. Era “su scurtu”, I’ascolto, da cui attendevano risposte alle loro segrete ansie di madri e di spose. Rito pagano? Forse nelle più remote origini, ma certo non nelle intenzioni o nella convinzione che esso fosse un dono della Madonna e di San Lorenzo, che aiutavano a leggere nella oscurità del futuro colla luce, anche se appena in barlume, di una fede ingenua e però profonda”.

PS. Si ringrazia lo scrittore cagliaritano Adriano Vargiu per il materiale storico fornito.

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