Dagli anni Settanta, Gioele Dix è tra i volti noti dello spettacolo italiano. Nel fine settimana è sbarcato in Sardegna, con prima tappa a Cagliari, per il tour teatrale che lo vede interprete di un grande protagonista della storia della letteratura italiana, Dino Buzzati.

Nome d’arte di David Ottolenghi, Dix è sempre riuscito a conquistare il suo pubblico con una spiccata dote comica e il gusto per l’ironia. Lo sa chi lo ha seguito negli anni di grande successo sui palchi di cabaret, dal Derby Club allo Zelig di Milano fino ad approdare in tv nei programmi “Cocco”, “Mai Dire Gol” e “Zelig”.

Ma tutto inizia a teatro, con la cooperativa Teatro degli Eguali, è stato accanto ad artisti del calibro di Franco Parenti e Sergio Fantoni, diretto da registi come Gabriele Salvatores, Antonio Salines e Andrée Ruth Shammah.

“Questo spettacolo – dice l’attore milanese – nasce da una passione personale, abbastanza antica, perché ho cominciato a leggere Buzzati quando avevo solo dodici anni, grazie a un amico che faceva il Ginnasio. Mi portò il libro ‘Sessanta Racconti’, che avevamo letto insieme. A colpirmi erano soprattutto le ambientazioni, molto quotidiane perché le vicende riguardavano il sarto, il medico, la vicina di casa, in parte ambientate a Milano, nostra città, e poi c’era sempre un tratto della storia che apriva domande, misteri, voragini, finali sospesi”.

Da qui l’omaggio al grande scrittore italiano. “Per me è fondamentale – continua Dix – la sua letteratura ha anche un po’ costruito il mio immaginario e solidificato il mio gusto per il racconto. Buzzati si sporcava le mani con la realtà, anche perché orgogliosamente era pure un giornalista, con la G maiuscola”.

Una figura che l’attore milanese ha deciso di riprendere e raccontare a più non posso sui palchi dei teatri italiani, realizzando una sua personale antologia in cui mixa le idee racchiuse in “Una pallottola di carta” insieme al senso di vertigine de “La ragazza che precipita” e la stesura di “Una lettera d’amore”. Non mancano poi le reminiscenze faustiane di “Una giacca stregata” e l’ascesa sociale di una giovane donna in “Non è mai finita”, fino all’addio nelle ultime righe tracciate a matita.

“Buzzati racconta la parte oscura di ognuno di noi e le sue storie conservano tutta la loro attualità”, dice Dix che aggiunge: “È uno spettacolo che si nutre di vita, ma dove allo stesso tempo ci si rende conto che tutti noi siamo appesi a un filo”.

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