Le famiglie italiane hanno speso in media 85 euro al mese per garantire la mensa a un figlio iscritto alla scuola dell’infanzia o alla primaria durante l’anno scolastico 2024/2025. Lo rileva l’ultima indagine sulle mense scolastiche di Cittadinanzattiva, che ha mappato i costi a carico delle famiglie in tutti i capoluoghi di provincia (escluse Trento e Bolzano per criteri non comparabili).
La spesa si traduce in 4,25 euro a pasto per l’infanzia e 4,30 euro per la primaria, considerando un nucleo familiare tipo con ISEE di 19.900 euro e un reddito lordo annuo di 44.200 euro.
A livello regionale, la Sardegna si conferma la più economica, con una media mensile di 61 euro per l’infanzia e 64 euro per la primaria. All’opposto, l’Emilia Romagna registra il costo più elevato, con 108 euro mensili, sorpassando la Basilicata, che deteneva il primato lo scorso anno.
Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva, però ammonisce: “Ogni giorno in Italia quasi 2 milioni di studenti usufruiscono della refezione scolastica. Tuttavia i dati Istat sulla povertà materiale di tante famiglie e di tanti minori, non possono lasciarci indifferenti e richiedono anzi risposte tempestive e concrete”.
“Parliamo nel 2024 del 23% di famiglie a rischio povertà, percentuale che sale al 42% – in aumento del 5% rispetto al 2023 – per chi ha tre o più figli minori. Fra queste ultime il 10,4% (era il 9,5% nel 2023) si trova in grave deprivazione materiale e sociale”.
Per Bizzarri, “occorre prevedere interventi continuativi, per almeno un quinquennio, per sostenere le famiglie, ma anche potenziare il Fondo per il contrasto della povertà alimentare a scuola”. Inoltre, a proposito del Fondo, Bizzarri chiede “di emanare al più presto il decreto attuativo per ripartire le risorse fra gli enti locali”.
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