Notizie Approfondimenti Mafiosi spediti in Sardegna, esplode il caso: cosa sta succedendo

Mafiosi spediti in Sardegna, esplode il caso: cosa sta succedendo

La circolare del Ministero della Giustizia scatena la reazione dei parlamentari sardi e della Regione: in arrivo a Uta 92 detenuti al 41 bis

Crediti foto: Carlo Nordio - Facebook

È scontro aperto tra il Ministero della Giustizia e la politica sarda sull’arrivo di 92 detenuti sottoposti al regime del 41-bis nel carcere di Uta, in provincia di Cagliari. Una circolare firmata dal direttore generale Ernesto Napolillo, dirigente della Direzione detenuti e trattamento del Dap, ha predisposto il trasferimento facendo esplodere la protesta.

Ad allarmare è innanzitutto il sovraffollamento della struttura. Si parla di 689 detenuti a fronte di una capienza di 561, secondo l’ultimo report di Antigone. Inoltre a far dubitare è anche la soluzione ipotizzata: dei container da utilizzare come celle per aumentare la capienza del carcere.

C’è poi il rischio di un’elevata presenza di membri della criminalità organizzata in Sardegna. Fino ad oggi, a Uta, nessun detenuto era sottoposto al 41-bis. Ma con questo trasferimento, la Sardegna si avvia a superare quota 180 detenuti in regime di carcere duro, considerando i 91 già presenti a Bancali e i 6 a Badu ’e Carros.

La governatrice Alessandra Todde denuncia il silenzio del governo. “Il 18 giugno ho scritto al ministro Nordio per esprimere preoccupazioni chiare e legittime. Nessuna risposta” ha tuonato ieri la governatrice in un post condiviso sui social. Insorgono i parlamentari sardi. Silvio Lai e Marco Meloni (Pd) parlano di “decisione calata dall’alto” e “gravissima”, presentando delle interrogazioni in parlamento rivolte al Governo. Stessa azione per Francesca Ghirra (Avs) e per il gruppo sardo del M5s.

Dura la posizione della Garante regionale dei detenuti, Irene Testa. “La preoccupazione che la struttura potrebbe essere ampliata con i moduli container, previsti dal piano carceri del ministro Nordio, aggiungerebbe dramma al dramma” ha scritto in una nota dove ha ribadito come la soluzione appaia “disumana”.

Ma anche dal centrodestra non si risparmiano le bordate e dalla Lega si alza una voce contraria. Michele Pais, ex presidente del Consiglio regionale, ricorda una lettera già inviata a Nordio nel 2023 dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro: “La mia preoccupazione era (ed è) che la Sardegna non abbia quegli anticorpi che le consentano di contrastare fenomeni legati alla criminalità organizzata, che non ha mai conosciuto e mai attecchito”.

Dall’altra parte c’è il ministro Carlo Nordio, che sulla vicenda non si è ancora espresso, ma che presto dovrà farlo in Parlamento. La posizione contraria al diktat del Ministero sembra essere bipartisan e la battaglia per evitare che l’Isola diventi l’Alcatraz italiana è appena cominciata.

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