Un grave disservizio sta colpendo i pazienti Hiv non autosufficienti seguiti dall’assistenza domiciliare integrata. Secondo quanto denunciato da Lila Cagliari, durante il mese di agosto circa 40 persone si sono ritrovate improvvisamente senza medico di riferimento e senza la regolare consegna della terapia.
La causa sarebbe il licenziamento dell’infettivologo che operava all’interno della cooperativa Osat, convenzionata con la Regione Sardegna per il servizio di assistenza domiciliare Hiv. “Un fatto gravissimo che non ha precedenti nella storia della cooperativa. Lo denunciamo con forza all’attenzione dell’opinione pubblica e dell’Assessorato Sanità della Regione Sardegna” scrive Lila in un duro comunicato.
Il ruolo del medico è centrale nel percorso assistenziale: coordina l’équipe sanitaria, monitora le condizioni cliniche, prescrive i farmaci e funge da raccordo con il reparto di malattie. “Stante la gravità del caso, abbiamo richiesto subito alla Cooperativa Osat, senza purtroppo ottenere nessuna reale soluzione al riguardo, il rispetto della convenzione in essere con la Regione e l’immediato reintegro del medico infettivologo”.
“Ci è stato riferito dagli altri membri del Consiglio di amministrazione che la decisione di rimuovere la figura medica specialistica è stata assunta dal solo presidente, non è mai stata da loro approvata e condivisa”.
Osat è attiva da circa 30 anni in Sardegna e “ha sempre offerto un ottimo servizio nel tempo, come dichiarato dagli stessi pazienti” ricorda Lila. La cooperativa gestisce lo stesso servizio anche a Sassari, dove 20 pazienti hanno a disposizione due medici. “Non si comprendono le ragioni per le quali nel territorio di Cagliari il medico sia stato eliminato dai servizi in convenzione che lo prevedono”.
Infine, Lila sottolinea come si tratti di malati estremamente fragili. Molti, infatti, sono allettati, affetti da encefaliti, meningiti, linfomi, problemi cardiaci o neurologici, alcuni dializzati, altri ancora con dipendenze attive. Spesso vivono in condizioni di isolamento e precarietà abitativa. In questo contesto, la presenza di un medico dedicato rappresenta un autentico salvavita.
“Chiediamo nuovamente alla cooperativa il rispetto della convenzione in essere con Ares, e il necessario reintegro della figura dell’infettivologo nell’équipe di lavoro”.
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