In Evidenza Eliseo Secci: “Alessia Orro testimonial principale della pallavolo sarda e mondiale”

Eliseo Secci: “Alessia Orro testimonial principale della pallavolo sarda e mondiale”

Il presidente della Fipav Sardegna Eliseo Secci ai microfoni di Cagliaripad racconta il successo di Alessia Orro e il legame con la sua Sardegna, con un occhio al movimento pallavolistico sardo

La vittoria dei mondiali da parte dell’Italvolley femminile di Alessia Orro è già entrata nella storia. Dal record di vittorie consecutive, giunto a 36 gare, fino alle prestazioni individuali: a molti è parso fin da subito di avere davanti una delle più forti nazionali sportive italiane di tutti i tempi.

Ad ogni modo, la grande protagonista è stata senza dubbio Alessia Orro che non solo si è conquistata il premio come miglior palleggiatrice del torneo, ma anche come miglior giocatrice in assoluto. Un riconoscimento in più per la sua già grande carriera che si prepara ad affrontare un nuovo percorso in Turchia, con la maglia del Fenerbahçe. Il suo però è stato un successo anche per la pallavolo sarda, così abbiamo fatto il punto della situazione con il presidente della Fipav Sardegna Eliseo Secci.

Che impatto può avere sulla pallavolo sarda questo oro mondiale e quanto c’è dell’impronta della pallavolo sarda sui successi di Orro e compagne.

Diciamo che il dato da cui partire è che per la prima volta, o forse per la seconda, abbiamo avuto più di 4 milioni di telespettatori che hanno guardato la partita della nazionale. Mentre la pallavolo prima era considerata uno sport minore, chiamiamolo così, dall’anno scorso con questi risultati la base che ci guarda con attenzione si è sicuramente moltiplicata. Questo di per sé, secondo me, porta ad un’attenzione diversa delle famiglie e dei ragazzi e delle ragazze alla pallavolo, tenendo conto che nel settore femminile siamo comunque sempre il primo sport in Italia, è chiaro. Detto questo, Alessia è da moltissimi anni l’emblema della pallavolo sarda. È partita a 14 anni appena compiuti da casa sua da Narbolia per andare a Milano al Club Italia e da lì sono cominciati i suoi successi.

Alessia è da ormai dieci anni in nazionale e adesso è stata consacrata la migliore di tutte. Poi, come si avrà avuto modo di vedere, ogni volta che vince qualcosa di importante con la nazionale si porta appresso quel meraviglioso simbolo della Sardegna che è la nostra bandiera. Ha la sua terra nel cuore, appena può torna dalla sua famiglia, dai suoi affetti. Possiamo dire che a buona ragione è la testimonial principale della pallavolo sarda e ormai anche della pallavolo mondiale.

Considerando proprio il percorso di Alessia, quanto è complicato emergere dalla Sardegna? Penso alle difficoltà nell’organizzare le trasferte.

È il nostro dramma quotidiano. Noi abbiamo un movimento che fin quando resta qui è apprezzabilissimo. Quando andiamo fuori sia per le finali interregionali o nazionali giovanili sia per i campionati nazionali è un dramma terrificante, perché l’aggravio di costi rispetto a tutte le altre realtà del nostro Paese è insostenibile. Tra l’altro, mentre in tutte le altre regioni d’Italia, sentendo anche i colleghi Presidenti, partecipano allo sforzo finanziario non solo le istituzioni pubbliche o il volontariato delle società, ma anche importanti sponsor che aiutano a semplificare la vita, da noi questa purtroppo è una difficoltà. Abbiamo quindi costi aggiuntivi e purtroppo meno entrate, quindi ogni volta è una fatica, tant’è che abbiamo un’altalena continua, salvo eccezioni, di squadre che salgono e scendono dai campionati nazionali.

Come sta il movimento sardo?

Il movimento sardo quest’anno a livello femminile ha avuto uno shock terrificante dal quale personalmente non mi sono ancora ripreso. Abbiamo perso dopo 12 anni la presenza nel campionato di A2 femminile dell’Hermaea Olbia, da un giorno all’altro, per quelle ragioni che le dicevo, di natura finanziaria. Quindi un po’ arranchiamo. D’altra parte, abbiamo due squadre nel campionato maschile di Serie A3 che sono il Cus Cagliari e il Sarroch. Abbiamo 7 squadre che fanno i campionati nazionali di B femminile, in B1 e B2. Però oggettivamente è una rappresentanza che meriterebbe di essere più elevata. Nei periodi migliori siamo arrivati ad avere 13 squadre nei campionati nazionali.

Questo successo ai mondiali può portare ad incentivare le iscrizioni come successo nel tennis?

Il tennis è un altro fenomeno mondiale. La Sardegna, anche lì, è rappresentatissima: tenendo conto che non abbiamo il miglior giocatore del mondo, abbiamo sicuramente il miglior presidente di federazione, almeno a livello italiano. Diciamo che il tennis ha una fortuna in più perché vive di un sogno diverso. Il sogno del tennis lo paragonerei di più al sogno dei ragazzi che vogliono fare i calciatori, perché il guadagno nei vertici di quei due sport è oggettivamente una cosa irraggiungibile per noi. Con l’opportuna modestia, penso che ci sarà un vantaggio sicuro di crescita del nostro movimento, ma non nei termini esplosivi come ci piacerebbe che fosse.

L’aspetto economico lo testimonia un po’ anche lo stesso passaggio di Alessia Orro al Fenerbahçe.

Certo. La cosa che invece inorgoglisce è che la pallavolo è il primo sport dove c’è la parità tra uomini e donne a livello retributivo. Alessia Orro andrà a guadagnare in Turchia 600.000 euro, presumo netti perché questo è nel nostro mondo. Giannelli, che è il palleggiatore della nazionale maschile, guadagna 450.000 euro. C’è anche da dire che la pallavolo è uno sport dove la prevalenza è femminile. In Sardegna, ma anche in Italia, il rapporto tra donne e uomini è 70-30 diciamo.

Tra l’altro in Sardegna avete organizzato diverse iniziative negli anni per portare la grande pallavolo nell’Isola.

Anche quest’anno abbiamo la fortuna di avere due eventi già programmati che sono straordinari. Uno è la settimana prossima, a Oristano, un quadrangolare dove esordisce Alessia nel Fenerbahçe. A dicembre invece faremo a Cagliari la nostra tradizionale partita di Coppa Cev.

In chiusura, c’è anche un movimento di Sitting Volley che è molto florido.

C’è Sara Desini che ormai è in Nazionale femminile e da quest’anno c’è anche un nuovo convocato per un primo allenamento per la Nazionale, Giacomo Babboni. Il Sitting Volley è un gioiello della Federazione Pallavolo, anche se è un tentativo un po’ in progress, nel senso che sta mano a mano crescendo. È uno sforzo notevole perché è abbastanza difficile fare numeri importanti, però è da anni che il movimento cresce e anche in questo settore della nostra federazione abbiamo risultati che sono straordinariamente positivi.

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