Gli inquirenti affermano di aver trovato le prove: Emanuele Ragnedda è stato aiutato da due complici per ripulire l’abitazione dalle tracce di sangue dell’omicidio di Cinzia Pinna e per aver fatto sparire indumenti ed effetti personali della donna.
Questo è quanto emerso dal sopralluogo che è stato svolto questa mattina nella tenuta di Conca Entosa, dove era stato trovato il corpo privo di vita della vittima.
Le posizioni dei due indagati potrebbero così aggravarsi nelle prossime ore, in base a come si svilupperanno ulteriormente le indagini. Intanto, sono stati comunicati anche i primi risultati dall’autopsia, svoltasi oggi.
A causare la morte di Cinzia Pinna sarebbero stati due colpi di pistola al volto, con un terzo che l’avrebbe colpita di striscio. Gli esami però proseguiranno per tutta la giornata.
Questa mattina al sopralluogo erano presenti anche la mamma di Ragnedda che ha espresso parole molto dure per quanto fatto dal figlio: “Non lo perdono. Se ha fatto quello che ha fatto deve pagare, per me merita l’inferno”.
“Cosa mi sento di dire? – ha poi aggiunto la donna – Non so, una sola cosa: Cinzia perdonami di non averti salvato. Non la conoscevo, ma posso sempre chiedere perdono. A mio figlio invece non intendo dire assolutamente niente, solo Dio può parlare con lui. Gli ho dato il libero arbitrio, ma non vuol dire che sia autorizzato a uccidere una ragazza, un bambino, un gatto o più, un’anima vivente”.
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