Le carceri della Sardegna superano la soglia di saturazione: 2.608 detenuti per 2.583 posti disponibili. Ma il dato che più colpisce, secondo l’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, è l’aumento vertiginoso dei detenuti stranieri, saliti da 581 del novembre 2024 a 795 nel novembre 2025, con una crescita del 36,83% e una presenza che oggi rappresenta il 30,48% del totale.
A presentare il quadro è Maria Grazia Caligaris, presidente di Sdr, che cita i dati dell’Ufficio Statistiche del Ministero della Giustizia. “La concentrazione più elevata si registra nelle principali strutture dell’isola: a Uta gli stranieri sono 190, pari al 25,7% dei reclusi, mentre a Bancali ne sono presenti 184, il 32,5%. A Mamone la percentuale è ancora più alta, con il 58,3% su 192 presenze complessive”.
Secondo Caligaris, la situazione evidenzia un orientamento chiaro del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria: “Mentre la Regione e le istituzioni locali cercano di evitare il riempimento del nuovo padiglione del 41bis a Uta, il Ministero prosegue nel trasformare la Sardegna in una sorta di servitù penitenziaria“.
La presidente sottolinea come, accanto ai quasi 800 detenuti stranieri, si debbano considerare circa 700 reclusi in Alta Sicurezza, in gran parte provenienti da Sicilia e Calabria. Un quadro che contrasta con la realtà criminale locale, composta in maggioranza da detenuti “ordinari”, poco più di un migliaio.
“È improcrastinabile un’azione sinergica delle Istituzioni locali e di tutta la classe politica” conclude Caligaris. “Considerare residuale questa problematica significa favorire ulteriormente lo spopolamento della Sardegna e accreditarne un ruolo del tutto marginale. Nel rinnovare l’appello alle Istituzioni e alla classe politica senza distinzioni di appartenenza Sdr ritiene che il problema debba essere portato ai tavoli nazionali e alla Conferenza Stato-Regioni”.
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