Nel cuore della Sardegna, dove la modernità cede il passo a tradizioni millenarie, svetta il pinneto, un manufatto che rappresenta molto più di un semplice riparo pastorale. Questa struttura circolare, erede diretta delle capanne nuragiche, incarna la perfetta sintesi tra l’ingegno umano e l’ambiente naturale, testimoniando un legame indissolubile con la terra che dura da secoli.
La sua architettura è un esempio magistrale di sostenibilità e sapienza costruttiva. La base, solida e resistente, viene edificata con la tecnica della pietra a secco utilizzando i materiali locali come il granito o il basalto. Su questo basamento si innesta una complessa intelaiatura conica di tronchi, solitamente di ginepro, rivestita con un fitto intreccio di frasche.
Questa copertura non è solo un riparo dalle intemperie, ma un sistema ingegnoso che garantisce un isolamento termico naturale, mantenendo l’interno fresco durante le torride estati sarde e caldo durante i rigidi inverni montani.
Al centro dello spazio circolare trovava posto il focolare, attorno al quale il pastore non solo riposava, ma produceva il formaggio, lasciando che il fumo salisse lentamente verso l’alto per impermeabilizzare naturalmente il tetto di rami.
Oggi, sebbene il loro uso pratico sia diminuito, queste “capanne” sono diventate simboli identitari della Sardegna, attirando escursionisti e appassionati di storia nei territori dell’Isola. Preservare un pinneto significa dunque custodire la memoria di un’intera civiltà che ha saputo abitare i luoghi più impervi con rispetto e straordinaria intelligenza artigianale.
Leggi le altre notizie su www.cagliaripad.it






