In Evidenza Felicia Kingsley: “I social hanno amplificato la voce dei Romance”

Felicia Kingsley: “I social hanno amplificato la voce dei Romance”

Felicia Kingsley è un fenomeno editoriale enorme nel panorama italiano: non solo per copie vendute, ma anche per la capacità di attrarre un pubblico sempre più sfaccettato

Felicia Kingsley è un fenomeno editoriale enorme nel panorama italiano, che non molti stanno comprendendo appieno. Un fenomeno che molti affiancano ai vecchi libri harmony, ma oggi il Romance ha sembianze troppo sfaccettate e così tanto moderne da non poter essere incasellato in maniera così superficiale.

Quando Serena Artioli (vero nome della scrittrice) ha iniziato a macinare libri era il 2016. Raggiungendo al più presto numeri altisonanti, diventando un piccolo e grande evento nelle vite di una platea che nel tempo è diventata sempre meno monocolore. Donne, ragazze e ragazzine sono attratte dai suoi libri. Ma non solo. Anche tanti uomini e ragazzi, in maniera poco inconfessabile.

Lo si vede soprattutto dalla sua presenza in Sardegna, grazie al Club Jane Austen, quanto sia variabile il pubblico che la segue, e le dona affetto, e vuole un pensiero su uno dei suoi libri, magari “Scandalo a Hollywood”. Prenotazioni sold out in poche ore, tanta attesa, ripagata poi da un sorriso o da uno sguardo col quale l’autrice sembra leggerti dentro.

Enrico Galiano, tuo collega, di recente ha letto il tuo ultimo libro e pubblicato una storia su Instagram per dire che sei veramente brava. Quanto ti fanno piacere questi complimenti?

Dipende dai momenti. Ci sono quelli in cui sono contenta, soddisfatta di quello che ho scritto. E dei momenti in cui penso: “prima o poi mi scopriranno e capiranno che non sono così brava”. Spero che quel momento arrivi più tardi possibile (ride). No, è uno stato oscillatorio abbastanza normale passare dall’essere contenti al mettersi in dubbio. D’altra parte se non ci si mette in dubbio, come si fa a non trovare lo spunto per migliorarsi? Sono super contenta che a Enrico sia piaciuto leggere questo romanzo, soprattutto perché i suoi gusti sono completamente diversi.

Sul genere Romance: è un periodo molto positivo, anche se non mancano le critiche. C’è chi dice che piaccia per moda. Ritieni sia così oppure c’è molto di più?

Io il Romance l’ho sempre letto. Ho iniziato a leggere da ragazzina, dalla letteratura per piccoli. Storie che parlavano di primi amori, prime cotte. Poi sono passata alla narrativa per adulti con Bridget Jones e la sua autrice Helen Fielding, e Sophie Kinsella. Per me c’è sempre stato il Romance, non è una moda. In questo momento, sta avendo tanta voce perché grazie ai social si è amplificato il passaparola. I social hanno amplificato questo megafono.

Che cos’è per te la scrittura, cosa ti ispira? La Sardegna può diventare uno spunto per un futuro romanzo?

Per me la scrittura c’è stata sin dall’età di 12 anni, quando ho iniziato scrivendo a mano sui quaderni per i fatti miei. Non c’era l’ambizione editoriale, ma mi divertiva tanto raccontare le storie. Per me è sempre stato un hobby. Oggi è una professione, ma per me rimane soprattutto un grandissimo divertimento. Spero che chi legge i miei libri lo senta che io mi sono divertita a scriverli. La Sardegna? Può sicuramente diventare il teatro di un futuro romanzo. Con l’idea giusta, certo.

Quanto c’è di te nei tuoi libri?

Le mie storie non sono autobiografiche. Però è naturale che ci sia un trasferimento di particelle personali. Che possono andare nei personaggi principali e in quelli secondari. C’è ad esempio, in uno dei miei vecchi romanzi, un personaggio che mangia per prima – da un sacchetto – i biscotti rotti. Come faccio io. Sono dei dettagli minimi. Cerco di non prendermi e mettermi dentro una storia. Quello che faccio è fiction completa, invento da zero la storia. Ci sono i miei interessi, certo, quelli che sollevano la mia curiosità. Nell’ultimo romanzo ad esempio c’è una inchiesta giornalistica che si rifà a una inchiesta vera, avvenuta anni fa, nel 2018. Prendo dunque i miei interessi e li porto dentro la storia.

Facciamo un gioco: immagina di entrare improvvisamente in uno dei tuoi libri. Qual è il personaggio che ti piacerebbe impersonare?

È strano eh… perché li ho creati tutti io (ride). In realtà mi piacerebbe essere uno dei secondari per osservare come si comportano i protagonisti principali. Un cosa un po’ voyeuristica. Avendo scritto 17 romanzi è un po’ difficile sceglierne uno. Ma andando di fantasia, ti direi Nick Montecristo, che è un ladro fuori dall’ordinario.

Quanto è importante nei tuoi libri l’attualità?

Io intrattengo, non educo le persone a qualcosa. È chiaro che in ogni romanzo parlo della contingenza in cui ci troviamo. Magari leggendolo adesso, le cose ci sembrano normali. Rileggendolo nel tempo, troveremo delle situazioni che sono cambiate. Si pensi a come Jane Austen facesse critica e satira sociale. Lei ritraeva la quotidianità in cui si trovava, ci raccontava la realtà che viveva. Ci raccontava quello che sapeva, le veniva naturale farlo. Oggi noi raccontiamo la nostra realtà, tra qualche anno rivedremo delle cartoline di questo momento storico.

Di recente hai pubblicato un video in cui raccontavi la tua passione per i gialli. Potrebbe essere un genere che possa rappresentare una tua svolta stilistica futura? 

Io dico: mai dire mai. Ma già guardando al passato, ci sono dei romanzi miei che pur mantenendo fedeltà alla trama romantica, li ho abbinati a una trama di altro genere. Quindi mystery, investigativa, c’è stato anche qualche delitto. La contaminazione col giallo magari tornerà in futuro.

C’è un libro che consigli di leggere?

Un romanzo che ho tanto tanto amato è “Una ragazza fuori moda” di Louisa May Alcott, che scrisse “Piccole donne”. Questo suo romanzo è meno conosciuto ma molto attuale. Perché si rivolge sempre a un pubblico molto giovane e riflette sul raffronto con la società. È più importante essere o ciò che si rappresenta? È più importante piacere a se stessi o piacere agli altri? Pur essendo anche questo ambientato a metà dell’800, ancora oggi ha dei tratti molto moderni.

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