“Il disegno di legge passato ieri al vaglio della Commissione consiliare mostra ancora una volta il carattere discriminatorio e offensivo nei confronti dei lavoratori e dei soggetti sociali più deboli da parte della maggioranza al governo della Regione”. Così il segretario della Cgil Sardegna Michele Carrus sul testo che assegna, oltre a specifici stanziamenti minori su agenzie formative e cooperative, ingenti risorse verso imprese e lavoratori autonomi.

“Nulla di più e nulla ancora si vede a favore dei lavoratori finora esclusi dagli aiuti o che ne hanno avuto davvero pochissimi, sui quali la pandemia si scarica doppiamente, per la vera povertà in cui sono precipitati e per l’indifferenza della Giunta regionale verso di loro” ha commentato Carrus spiegando che, a riprova di ciò, “si impegnano decine di milioni di euro per erogare settemila euro a tutti i richiedenti autonomi, con o senza partita Iva, dietro semplice autocertificazione del loro status, mentre si negano seicento euro alle colf e alle badanti o agli atipici, per i quali i miseri bandi sono in enorme ritardo, oppure ai dipendenti stagionali non del settore turistico, o ad altri a cui si pongono mille condizioni che ostacolano le loro domande, come ai cassintegrati a trecento euro”.

Secondo la Cgil fra gli aspetti peggiori c’è che “si commette nuovamente il delitto di sottrarre alla loro corretta destinazione i fondi previsti per le politiche del Lavoro per trasformarli in erogazioni a vantaggio degli imprenditori”. In particolare il segretario sottolinea che “si depotenzia nuovamente il piano Lavoras nonostante abbia mostrato di poter funzionare bene attraverso gli Enti Locali e andrebbe, invece, rafforzato, proprio in considerazione delle gravi difficoltà a cui andiamo prossimanente incontro dopo la fine del periodo di sospensione dei licenziamenti e per la riduzione degli ammortizzatori sociali nazionali”.

La Cgil considera giusto prevedere misure di sostegno adeguate per imprese e autonomi, come per tutti i lavoratori, ma “trovando in modo corretto le risorse per erogarle e stabilendo criteri selettivi, o almeno decenti, per farlo, e non in questo modo strabico e odioso”. L’auspicio è che il testo venga modificato in aula e che le opposizioni, che si sono astenute in Commissione, facciano resistenza davanti all’ennesima discriminazione a danno dei lavoratori in affanno e contro un modo di agire che, alla lunga, risulta dannoso per tutti: “Non possiamo farci trovare impreparati di fronte ad una emergenza occupazionale annunciata, privati delle risorse dedicate per destinarle ad altri scopi, ma dobbiamo attrezzarci ad affrontarla, superando i gravi ritardi già accumulati su questo versante”.

Secondo il sindacato quindi, Lavoras andrebbe rafforzato, puntando su interventi in forma associata dei Comuni ma anche su progetti a regia regionale da realizzare nei territori in collaborazione con agenzie, enti regionali di ricerca, Asl, Università. Progetti e interventi che producano lavoro di pubblica utilità e interessino anche professionalità e lavoro qualificato, in linea con i cambiamenti in atto e le strategie europee della transizione ecologica e digitale. Inoltre, al sostegno al reddito andrebbero abbinate attività formative e di riqualificazione professionale in relazione ai fabbisogni emergenti, programmandone un intervento straordinario piuttosto che limitarsi a dare sostegni passivi alle agenzie.