Saranno in sciopero per tutta la giornata di venerdì anche i lavoratori sardi della DoValue Italia da giorni in stato di agitazione per una serie di scelte aziendali alle quali il sindacato di categoria Fisac Cgil si oppone da tempo.

La vertenza è nazionale ma coinvolge il gruppo – specializzato nella gestione di crediti e asset immobiliari – operativo da anni nell’Isola, dove, di recente, di pari passo con serrate e accorpamenti in altre parti d’Italia, ha chiuso la storica sede cagliaritana costringendo tutti i lavoratori a svolgere l’attività da remoto, a casa. “Si tratta di colleghi – sottolineano i bancari della Cgil – con un’elevata specializzazione e storiche e riconosciute professionalità di cui possiamo andare fieri come sistema del credito isolano”.

Queste, in sintesi, le ragioni dello sciopero: l’insostenibile mole di lavoro, aggravata dalla consolidata disorganizzazione aziendale, che genera elevati rischi operativi; l’inadeguatezza del sistema informatico a disposizione; la continua e incessante assegnazione di attività con scadenze ravvicinate e sovrapposte che genera una inutile pressione su tutta la catena gerarchica del lavoro; la mancata sostituzione di personale altamente specializzato, anche a seguito degli incentivi all’esodo rivolti a dipendenti con più di 45 anni.

“Da svariati anni assistiamo a un lento e progressivo declino di questa realtà, con una costante riduzione degli investimenti e una disorganizzazione che grava sulle spalle dei lavoratori”, denunciano Fisac Cgil della Sardegna e di Cagliari sottolineando “quanto sia singolare osservare questo decadimento se si pensa invece alla grande espansione che sta avendo il settore della gestione dei crediti”. Insomma, i bancari evidenziano che se da una parte tante realtà dello stesso comparto crescono, dall’altra c’è un’azienda con grandi potenzialità che pensa essenzialmente alla riduzione dei costi.

Quella che culmina con lo sciopero di domani è una vertenza articolata che, tra i vari passaggi, ha già visto svanire l’ultimo, decisivo, tentativo di conciliazione, al quale l’azienda si è sottratta con il risultato di una prima proclamazione dello sciopero degli straordinari il 14 maggio. Dopo quella giornata non è arrivato alcun segnale distensivo da parte dell’azienda che, anzi “ha continuato a mostrare un completo disinteresse a costruire sane e proficue relazioni e capire le istanze dei lavoratori”.