“Da troppi anni assistiamo all’immobilismo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria che, come al solito nei confronti della Sardegna, sembri tenere più alla forma che alla sostanza”. Lo affermano le Segreterie regionali dei sindacati della Polizia Penitenziaria di FNS Cisl, CGIL FP PP e CNPP, con i loro segretari Giovanni Villa, Sandro Atzeni e Gavino Tedde che denunciano con una nota congiunta “l’annosa precarietà del sistema penitenziario isolano e con quali difficoltà il Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria cerca di gestirlo”.

I sindacati denunciano che “l’insieme del sistema penitenziario sardo da tempo memore subisce interventi tampone che puntualmente, finito l’impatto immediato, non servono a niente se non a riaprire ferite mai sanate. Il DAP si ricorda della Sardegna solo quando deve fare passerelle promettendo impegno a risolvere le problematiche. Anche qui, da tempo memore, puntualmente l’impegno non viene mai rispettato. Nei penitenziari sardi è reclusa più di un terzo della popolazione detenuta malavitosa di tutta Italia per un totale di 92 detenuti in regime 41bis con una previsione di raddoppiarli entro il 2022, 35 AS1, 18 AS2 e 558 AS3 per un totale di 703 detenuti appartenenti a clan di spicco della malavita organizzata unitamente a detenuti terroristi islamici. Il totale complessivo dei detenuti presenti nei nostri penitenziari e di 1.959”.

“Gestire la sicurezza all’interno ed all’esterno delle carceri sarde – affermano Villa, Atzeni e Tedde – sta diventando veramente difficile considerato che mancano quelle figure apicali per poterlo fare con serenità. A questo si aggiunga il fatto che l’Organico del Corpo di Polizia Penitenziaria è incompleto tante che su 1.842 Unità, come da Provvedimento del Capo del Corpo (PCD) del 29/11/2017, ve ne sono amministrate 1.349 di cui operativi solo 1.185. La carenza più importante si denota nel Ruolo dei Sottufficiali infatti all’appello ne mancano ben 340. Gli Istituti penitenziari senza un Direttore in pianta stabile sono quelli di, Tempio Pausania, Lanusei, Isili, Is Arenas e Mamone mentre quelli senza un Comandante Dirigente di Polizia Penitenziaria sono Sassari, Nuoro e Mamone e tutte queste assenze vengono ricoperte a singhiozzo da chi già gestisce altri penitenziari sardi, assurdo accada questo con la presenza di detenuti “.

“I Direttori penitenziari – proseguono i segretari di FNS Cisl, CGIL FP PP e CNPP – devono essere 13 invece sono solo 5 mentre i Dirigenti di Polizia Penitenziaria devono essere 28 invece sono solo 16. Mancano le figure professionali dell’Area amministrativa contabile, alcuni Istituti ne sono completamente sprovvisti, ancora, mancano anche altre figure del Comparto Ministeri che, come per l’Area contabile, vengono immancabilmente sostituite dalla Polizia Penitenziaria che deve cedere dal servizio di Reparto operativo a quello d’ufficio assottigliando ancor di più la carenza già detta. Per quanto ancora resisterà la Polizia penitenziaria sarda se la situazione peggiora di giorno in giorno e dove subisce continue aggressioni fisiche e verbali specialmente da parte di detenuti riconosciuti mentalmente instabili e che in carcere non dovrebbero nemmeno stare ? Le Istituzioni sarde ed in particolar modo la Regione Sardegna di certo non ci danno una mano”.

“Ad oggi – proseguono i sindacati della Polizia Penitenziaria- nessuna componente politica ha preso veramente a cuore questo inesorabile decadimento. Anche qui purtroppo abbiamo avuto solo promesse e ancora oggi ci ritroviamo a svolgere il servizio negli aeroporti e nei nosocomi cittadini senza avere strutture e locali idonei come per esempio un repartino o una semplice stanza isolata adibita al solo ricovero dei detenuti senza che gli stessi abbiano contatti con altri o viceversa considerato che in alcune occasioni la Polizia Penitenziaria è stata aggredita da pazienti psichiatrici non detenuti. Oggi più che mai leggere i numeri è fondamentale per comprendere appieno cosa intendiamo per carenza nei vari Ruoli del Corpo affinché ci si renda conto di quanto grave è la situazione in Sardegna. Riteniamo – concludono Villa, Atzeni e Tedde – doveroso denunciare questo stato di cose con la speranza che il sistema penitenziario isolano cambi rotta e dia definitivamente l’immagine di uno Stato efficiente rispondente alle normative italiane ed europee”.

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