“La chiusura del laboratorio di analisi del CTO di Iglesias decreta inevitabilmente la chiusura di questo ospedale. Uno dei colossi della sanità pubblica sarda traballa sotto l’inerzia della politica”. A denunciarlo è Claudia Zuncheddu, portavoce di Rete Sarda – Difesa sanità pubblica. “L’imminente pensionamento di tre anestesisti su 9 – spiega – già insufficienti per il blocco del turn over, sarà un ennesimo colpo per la Chirurgia e la Rianimazione, ma a paralizzare definitivamente il grande ospedale sarà la chiusura del laboratorio di analisi con il pensionamento di altri due operatori”.

L’attività degli ospedali, spiega Zuncheddu, non può prescindere dal supporto del laboratorio di analisi. I controlli di routine dei ricoverati e nelle emergenze sia intraospedaliere che del pronto soccorso, devono essere costantemente garantiti.

“Ma ad oggi, al CTO di Iglesias – prosegue la portavoce di Rete Sarda -, il laboratorio di analisi è attivo dalle 8 alle 20 solo per le urgenze interne. Per i ricoverati non urgenti i prelievi si inviano a Carbonia. Ma dalle 20 alle 8, il laboratorio è chiuso e anche i prelievi urgenti devono affrontare il viaggio per Carbonia. Un viaggio costoso e non sempre possibile se l’autista è impegnato in altri viaggi. È impensabile che una ricoverata in Ostetricia possa finire in sala parto d’urgenza, senza gli esami indispensabili ai fini dell’intervento. Così come, per gli infarti del miocardio le linee guida emanate dalle società scientifiche di cardiologia per il monitoraggio delle troponine cardiache, al CTO non possono essere applicate per l’assenza del laboratorio di analisi. Il ritardo diagnostico può esitare con il decesso del paziente”.

“Sulla consegna del nuovo laboratorio di 1500 metri quadri al CTO (5 milioni di investimento) non si hanno notizie da anni. La mancata consegna – continua Zuncheddu – implica la perdita di ingenti finanziamenti europei e la necessità di ristrutturare vecchie sedi dove ospitare le nuove strumentazioni in consegna. Ancora sperpero di soldi pubblici”.

“Al personale sanitario, seppur ridotto all’osso non è mai mancata la volontà, ma necessita di strumenti. Non si può operare per tentativi o la va o la spacca. Per monitorare la salute dei pazienti e per le diagnosi, il laboratorio h24 deve essere riattivato subito. Il CTO è in emergenza – conclude Zuncheddu – e la politica deve garantire almeno l’indispensabile, come si fa anche nei villaggi più sperduti della Terra, per salvare vite umane”.

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