Da anni la politica sarda – soprattutto i partiti sedicenti autonomisti – continua a denunciare i gravami militari della Sardegna. L’isola è infatti notoriamente la regione italiana più onerata dalle servitù militari. Eppure, quando si tratta quanto meno di agevolare la dismissione di immobili e territori inutilizzati dalla Difesa, la Regione è inadempiente. Questo per lo meno si evince dalla denuncia del Comitato Misto Paritetico per le Servitù Militari che chiede al presidente della Regione Christian Solinas di provvedere urgentemente alla nomina dei rappresentanti della Regione nella cabina di regia e nei tavoli tecnici definiti dal Protocollo d’intesa del febbraio 2019, “indispensabili per velocizzare i processi sugli immobili e sui territori dismessi dalla Difesa che dovrebbero favorire le economie delle comunità locali”

“Si è tenuta ieri a Cagliari presso la sede del Comando Militare Esercito della Sardegna, la riunione del Comitato Misto Paritetico per le Servitù Militari nel corso della quale è stato approvato all’unanimità il programma delle esercitazioni a fuoco presso i poligoni militari della Sardegna per il 1° semestre 2022 – si legge in una nota del Co.Mi.Pa. – A poco più di due mesi dalla scadenza dei protocolli sottoscritti con il Governo nazionale sulle servitù militari nell’isola, scadenza prevista per febbraio 2022, il presidente Solinas non ha ancora provveduto a nominare i rappresentanti della Regione nella cabina di regia e nei tavoli tecnici definiti dal Protocollo d’intesa del febbraio 2019, indispensabili per velocizzare i processi sugli immobili e sui territori dismessi dalla Difesa che dovrebbero favorire le economie delle comunità locali”.

“Da tempo, come componenti del Co.mi.pa, chiediamo che la Regione svolga in pieno il suo ruolo in una questione fondamentale per i sardi, in particolare dal punto di vista economico ma non solo. I rappresentanti della Regione potrebbero infatti portare avanti, nella discussione con il Governo, una rivendicazione sentita dalle cittadine e dai cittadini sardi: il riequilibrio, cioè, tra le esigenze della Difesa e quelle delle comunità su cui gravano da decenni servitù militari che in qualche modo ostacolano lo sviluppo dei territori. Lo stesso vale per decine di immobili che lo Stato, davanti alla partecipazione attiva della Regione, potrebbe dismettere in breve tempo: recuperati, potrebbero anche quelli favorire lo sviluppo di nuova economia anche nei centri più piccoli della Sardegna.

Chiediamo al presidente della Regione di portare avanti il percorso iniziato dai suoi predecessori con azioni concrete: in questo senso, la nomina dei rappresentanti nella cabina di regia e nei tavoli tecnici con il Governo sarebbe già un primo passo importante”.

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