C’è la possibilità che si verifichi in Sardegna la catastrofe del 1946 quando vennero distrutti dall’invasione di cavallette 1.500.000 di ettari con due terzi dell’Isola percorsi in lungo e in largo da un fenomeno che vide schierati migliaia di uomini, esercito, forze aeree e centinaia di mezzi.

La piaga che affligge il nuorese e l’alto oristanese non si presenta per la prima volta in Sardegna ma negli anni scorsi, gli agricoltori avevano avuto già a che fare con il fenomeno, che in questa primavera sta dilagando portando la distruzione intensa nelle campagne.  Dalla piana di Ottana, le cavallette si sono spostate come in un’onda devastante verso Noragugume a Bolotana, e poi Illorai, Olzai, Teti, Sarule, Sedilo e i territori circostanti.  Dai rapporti degli esperti si legge che i focolai partono soprattutto dai terreni abbandonati, per poi arrecare danni nelle zone limitrofe, favorendo così l’espansione del fenomeno da un anno all’altro in assenza di adeguati interventi.

La deputata di Coraggio Italia Lucia Scanu ha presentato una interrogazione al Ministro per le Politiche Agricole e Forestali Stefano Patuanelli.  Diverse le richieste contenute nel documento della parlamentare sarda: la dichiarazione dello stato di calamità, l’attivazione di misure di disinfestazione anche in coordinamento con la Protezione civile e se necessario con l’Esercito, prevedere dei ristori per le categorie più colpite, mettere in campo la programmazione di interventi tesi a impedire e prevenire che lo stato attuale delle cose si possa ripresentare con lo stesso profilo anche nelle prossime annate agrarie ed evitare che si propaghi.

“Fino ad ora la sottovalutazione del problema c’è stata e a pagarne le spese sono gli allevatori e gli agricoltori che in queste ore stanno assistendo alla distruzione di tanti anni di sacrifici- spiega la deputata Scanu. Nonostante tre anni di appelli e proposte da parte dei lavoratori del settore e delle associazioni maggiormente rappresentative nessuna azione significativa è stata messa in campo per prevenire questo flagello.”

Il fenomeno a cui il mondo delle campagne deve far fronte da solo e con i soli propri mezzi e risorse, è una catastrofe biologica per i campi in cui nascono, ormai nascevano, colture di grano, erba medica, essenze arboree di ogni genere. Infatti, ogni cavalletta è in grado giornalmente di consumare una quantità di biomassa vegetale pari al loro peso corporeo e stiamo parlando di 200-300 tonnellate complessive totali in base al loro numero stimato. “Per comprendere le dimensioni e la portata di questo disastro- descrive la parlamentare oristanese-  possiamo fare riferimento ai mappali georeferenziati, segnalati e riscontrati dagli operatori sul territorio e dai tecnici di Laore che hanno raggiunto dimensioni che rendono minuscolo l’incendio che ha devastato il Montiferru. Infatti, i confini delle zone rosse, declinati nella carta del disastro, segnano la stratosferica cifra di 30.000 ettari colpiti dallo tsunami delle cavallette per una cifra comparativa di circa 30.000 campi di calcio”

Insomma, si rischia di non aver imparato nulla dalla storia, dalle tragedie che l’agricoltura sarda ha dovuto attraversare nei decenni.

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