(Foto credit: A Foras)

La situazione di grave tensione internazionale dovuta alla guerra in Ucraina ha spinto gli apparati militari a un nuovo livello di mobilitazione: il “warfighting”. Lo fa sapere in un comunicato A Foras, l’assemblea nata il 2 giugno del 2016 a Bauladu, composta da comitati, collettivi, associazioni, realtà politiche e individui che si oppongono all’occupazione militare della Sardegna.

Come riporta un documento prodotto dallo Stato Maggiore della Difesa, spiegano gli attivisti sardi, da questo momento in poi “tutte le attività addestrative dovranno essere orientate al warfighiting, uno stato di allerta che precede quello di guerra. In merito, viene disposto il rinvio di tutte le esercitazioni che non siano specificatamente indirizzate al mantenimento delle capacità operative”.

“Ovviamente il centro di tutto sono i poligoni sardi – fanno notare gli attivisti di A Foras -. Le attività a Quirra, a Teulada e a Capo Frasca sono state intensificate. Se nella disposizione dello stato maggiore della difesa si legge che devono essere rinviate tutte le esercitazioni ‘superflue’ è evidente che quelle che si stanno tenendo in questi giorni siano indispensabili per l’aria di guerra che si respira in questi giorni”.

Per questo motivo domenica 16 ottobre alle 12 il gruppo A Foras tornerà a manifestare a Capo Frasca, in una piattaforma comune con l’organizzazione corsa “Core in Fronte”. La mobilitazione si oppone fermamente alla presenza militare della Nato nell’Isola e “all’uso della Sardegna e della Corsica in funzione della guerra, per un Mediterraneo di pace e per la sovranità popolare nelle nostre isole”.

“Inoltre – continuano gli attivisti sardi – tornare a manifestare è ancora più importante dopo che, pochi giorni fa, è arrivata la richiesta di archiviazione formulata dal pubblico ministero per i 5 generali, ex capi di Stato Maggiore, finiti sotto inchiesta per disastro colposo nel poligono di Teulada, appena un anno dopo l’assoluzione dei generali imputati nel processo di Lanusei”.

“Non possiamo permettere che in Sardegna vengano preparate le guerre che infiammeranno lo scenario internazionale. Non vogliamo essere complici del sangue che verrà versato”, concludono.

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