La VI Commissione del Consiglio Regionale, presieduta da Carla Fundoni, ha avviato un ciclo di audizioni sulla proposta di legge che disciplina le procedure per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito, in seguito alla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale. Il tema ha subito scatenato un acceso dibattito tra favorevoli e contrari, evidenziando profonde divisioni etiche e legali.
Antonio Brandi di “ProVita e Famiglia” ha espresso netta contrarietà, sostenendo che la norma “elimina i sofferenti invece delle sofferenze”. Ha invocato la piena applicazione della legge sulle cure palliative (legge 38/2021) per garantire una migliore qualità della vita, piuttosto che la morte assistita. Brandi ha criticato la proposta, affermando provocatoriamente che un Paese che spende in armamenti dovrebbe piuttosto investire in cure efficaci. Ha inoltre messo in guardia sulle derive osservate in altri Stati, dove il suicidio assistito è legale, citando casi di esecuzione senza consenso, e ha ribadito: “Il vuoto normativo va riempito con la vita e non con la morte.“
Anche Giulia Bovassi, esperta di Bioetica dell’Università del Messico, si è opposta alla proposta, sottolineando che la materia è di esclusiva competenza statale. Ha precisato che la sentenza della Corte Costituzionale non riconosce un diritto alla morte, ma definisce le “condizioni essenziali” per l’eccezione alla norma. La professoressa ha espresso preoccupazione per l’estensione del concetto da parte della legge regionale, paventando possibili abusi e pressioni sui malati. Ha richiamato esempi problematici da altri Paesi, come l’eutanasia su minori o l’aumento dei casi per malati psichiatrici, e ha insistito sull’importanza di garantire la piena applicazione delle cure palliative: “Il problema è l’abbandono terapeutico e non l’accanimento ed ogni paziente può sottrarsi alla terapia ma non alla cura, intesa come prendersi cura di una persona.“
Le audizioni sul fine vita, un tema di grande complessità etica e sociale, si sono concluse nella stessa serata, lasciando sul tavolo interrogativi cruciali riguardo ai limiti e alle responsabilità della legislazione regionale in materia di diritti fondamentali e assistenza sanitaria.
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