A tre decenni dalla sconvolgente morte di Manuela Murgia, la giovane cagliaritana di sedici anni il cui corpo fu scoperto nel febbraio del 1995 nel sito di Tuvixeddu, l’attenzione mediatica e giudiziaria è tornata a concentrarsi sull’evento. Un’inchiesta approfondita del programma televisivo Le Iene, condotta da Alessandro Sortino e Veronica Di Benedetto Montaccini, ha portato alla luce elementi di prova e nuove interpretazioni che erano stati precedentemente ignorati.
La ricostruzione degli istanti che hanno preceduto il decesso della ragazza, suffragata dal parere del consulente medico legale Roberto Demontis, indica che Manuela fu presumibilmente oggetto di una violenza sessuale, riportando evidenti lesioni da abrasione, prima di tentare una fuga disperata. Gli indizi raccolti sostengono la teoria secondo cui la salma sarebbe stata trasportata nel burrone dopo essere stata colpita o travolta da un veicolo; ad avvalorare questa ipotesi, si è notato il contrasto tra il cappotto integro e il maglione sporco, oltre alla dispersione dei suoi effetti personali in diversi punti.
La famiglia Murgia, rappresentata dalle sorelle Anna, Elisabetta e Gioele, ha da sempre rigettato con fermezza la conclusione del suicidio, sostenendo la tesi dell’omicidio e richiedendo con insistenza che venga fatta piena luce sull’accaduto.
Le Iene hanno inoltre avanzato una nuova, intrigante linea di indagine, focalizzata su un presunto giro criminale operante nel quartiere della vittima, un dettaglio che era rimasto fuori dagli atti iniziali. Secondo questa tesi alternativa, Manuela potrebbe essere stata aggredita da più individui, e non unicamente dal suo ex partner. Tale congettura è avvalorata dalle segnalazioni di alcuni testimoni circa movimenti sospetti nelle vicinanze del canyon nei giorni immediatamente precedenti la tragedia.
A ciò si aggiunge il ritrovamento di Dna ignoto sui suoi indumenti, suggerendo l’azione di una terza persona, forse coinvolta nell’aggressione o nel successivo occultamento del corpo. Infine, il ritrovamento di effetti personali a distanza dal luogo del ritrovamento, secondo gli investigatori, potrebbe configurare un deliberato tentativo di simulare un suicidio o di eliminare scrupolosamente le tracce. Questa rinnovata prospettiva potrebbe spalancare inattesi sviluppi e orientare le forze dell’ordine verso prove che erano state in precedenza ignorate.
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