In Evidenza Manuela Meloni: “Il mio sogno è fare un tour di Mitologia Gettata”

Manuela Meloni: “Il mio sogno è fare un tour di Mitologia Gettata”

Cagliaritana, con un accento sardo che si sente e trascina, Manume è una delle illustratrici più brave d'Italia. Ma è col podcast Mitologia Gettata che fa divertire (e riflettere) le persone

Ha una risata così contagiosa, che quando la senti ti travolge. Ovunque tu possa sentirla: le stories Instagram di Manuela Meloni sono uno spettacolo dove pare parlare all’amico o all’amica che potrebbe avere al fianco. E non ad uno schermo del telefonino.

Cagliaritana, con un accento sardo che si sente e trascina, Manume – come ama farsi chiamare sui social – è una delle illustratrici più brave d’Italia.

E il suo podcast, Mitologia gettata, da diversi anni accoglie un pubblico eterogeneo in grado di appassionarsi alle divinità greche senza ritenerle un noioso tema scolastico. Ed è così, che Manuela aiuta le persone a conoscere la natura umana in maniera moderna, esasperando limiti e virtù di personaggi che appaiono lontani ma vengono riletti con un approccio più vicino al nostro.

Si dice che ciò che si diventa da grandi, lo si deve all’infanzia. Hai sempre avuto la passione per il disegno e l’illustrazione?

Esatto, la mia passione deriva dall’infanzia. Ero una bambina timida, che non riusciva a esprimere le emozioni. Ero una specie di contenitore apatico. Ero in realtà sempre contenta. Ma se stavo male non riuscivo a dirlo, mi vergognavo moltissimo. Tutte queste cose però le disegnavo. Facevo sempre dei fumetti, in cui raccontavo le cose belle o brutte che mi accadevano durante il giorno. Quindi era diventato uno strumento per sfogare quello che avevo dentro.

Chi parla di te, ti definisce un gran talento. Ti ci senti?

Non mi considero un talento. Di talenti credo ce ne siano davvero pochi. Io faccio parte di quella categoria di persone così ossessionata da qualcosa che diventano… non mi piace dire ‘brava’, ma a cui le cose riescono bene, dai. Se so che faccio live painting, devo diventare la più brava. Per diventarlo devo allenarmi tante ore al giorno. Diventa una ossessione. Con l’allenamento diventi per forza bravo. Il talento è un’altra cosa. Se ce l’ho, è quello di non mollare mai e credere che ce la farò sempre.

Col tuo lavoro permetti a tante persone di ricevere un ricordo speciale. Qual è il tuo, di ricordo speciale?

Una signora molto anziana: le ho fatto un ritratto ad un matrimonio e quando l’ha guardato si è messa a piangere. Io mi sono posta il dubbio che fosse molto brutto (ride)… invece mi ha ringraziato e mi ha detto che le ricordava lei da giovane e negli occhi vedeva la stessa luce che aveva in quel periodo. Le ho detto che non faccio dei ritratti veri come fossero foto, ma ritraggo l’anima. Mi aveva trasmesso serenità e gioia di vivere. Mi ha abbracciato: è stato commovente.

Crediti foto: Sara Montalbano

⁠A che punto sei della tua vita?

Sto bene così. L’anno prossimo cambierò sicuramente città, perché dove sto sono triste. Sono sola. Non mi sento a casa. Conto di trasferirmi a Napoli. Quella è casa mia. Devo aver avuto una vita passata lì (ride). Poi il live painting non so quanto durerà. Io mi annoio facilmente. Ogni 5 anni cambio lavoro: spero che il prossimo sarà solo ed esclusivamente di podcast e tutto quel mondo là. Non ho fretta, ci lavoriamo.

Hai lavorato con tanti brand: cosa ti hanno lasciato dentro?

I grandi brand mi hanno fatto capire che il sogno che avevo da piccola sarebbe diventato un incubo. La moda è un mondo orribile, tossico. Volevo fare la stilista, entrare in quel mondo che mi piace tantissimo. Ma non l’avrei retto. Ho avuto tantissime delusioni. È un mondo che ti prosciuga. Ti fa passare tutta la fantasia.

Com’è, da sarda, lavorare in tutta l’Italia? Come riesci a organizzarti?

Mi accorgo tantissimo delle differenze fra le regioni. Al centro si ha un mood di vita, al sud è un altro approccio, al nord ancora un altro. Da sarda, che un po’ fuori dall’Italia, mi accorgo tantissimo delle differenze. Moltissimo. Come mi organizzo? Niente, sono pazza! (ride). Riesco a fare da Verona a Roma in una notte, in auto, da sola. Ho base in Toscana, vicino a Firenze. E da lì mi sposto un po’ ovunque. Fare in macchina queste distanze è davvero faticoso. Soprattutto se devi fare 3-4 ore di auto con 5 ore di sonno, fatte anche male. L’anno prossimo infatti mi organizzerò meglio.

Ad oggi, il tuo podcast “Mitologia gettata” è tra i più apprezzati e seguiti. Secondo te per quale motivo?

Discorso molto complicato. Il mio podcast è molto no-sense. Oltre a raccontare il mito, tutto il resto sono trend dei giovani (Gen Z). Ho scoperto che il mio podcast lo ascoltano anche bambini di 10 anni. Bazzico molto su Tik Tok quindi riesco a captare bene i trend e gli slang, e li inserisco tutti nelle puntate. I giovani si riconoscono e si divertono da morire. Dico anche cose che sono anche un pochino politicamente scorrette, che ad esempio su Instagram non potrei dire. Non si cade mai nella volgarità, ma sono cose che fanno molto ridere. Oltre a questo inserisco anche i ricordi dei millennial: io sono del 1986, quindi le persone della mia età si ritrovano in quello che dico. Riesco a prendere un target che va dai 10 ai 65 anni anni! (ride). Poi inserisco parole in sardo, quindi i sardi si riconoscono. Quelli del Nord ridono perché adorano l’accento. Ho anche inventato uno slang tutto nostro. Quindi ci sono parole che assumono un altro significato. Tipo “missile” significa “bono”. È come se fossimo una community tutta nostra, dove solo noi ci capiamo e ridiamo delle pagliacciate che dico. Forse i segreti del successo sono questi. Niente di serio, eh! Sono 10 minuti dove la gente stacca il cervello, impara qualcosa e si diverte.

Da cosa nasce il podcast e che evoluzione ha avuto nel tempo?

Nasce dal periodo Covid. Raccontavo i miti nelle stories di Instagram. Mi seguiva una agenzia e mi ha proposto di farlo nei podcast. Io non sapevo neanche cosa fossero. Essendo molto curiosa e all’avventura ho pensato: perché no? E così è successo. Abbiamo continuato per tante stagioni: quando ho iniziato, c’erano pochi podcast. Nel tempo sono entrata anche nella top 20 su Spotify. Ero felicissima. La verità: è una cosa molto bella perché le persone mi ringraziano. Magari qualcuno ha una giornata negativa e ascoltando me gli cambia la giornata. Per questo sto cercando di impegnarmi sempre di più e ho fatto anche un altro podcast dedicato a Efisio Marini, un personaggio di Cagliari che pietrificava i morti. È stata una prova che è andata bene.

Hai mai pensato di portarlo altrove?

Il mio sogno è quello di fare un tour di Mitologia Gettata e registrare in live, con la partecipazione del pubblico. Sarebbe una figata incredibile, ci divertiremmo troppo! Adesso sono molto presa dal live painting e non avrei le energie per investire tempo in questo. In futuro mi piacerebbe un sacco. Ho fatto già due spettacoli a Torino e ci siamo divertiti veramente tanto. La gente mi chiedeva se mi esibivo anche altrove. E invece era la mia prima volta! (ride)

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