Quando il dolore diventa insopportabile c’è un solo modo per anestetizzarlo. Provare a sublimarlo nella poesia. Trovare, attraverso le parole, il modo per curarlo.

Nella sua pagina Facebook, il poeta Bruno Tognolini ha dedicato dei versi a Santu Lussurgiu. Un paese fregiato dalle zampate e dai ruggiti del fuoco, in cui ancora oggi le eliche degli elicotteri sovrastano il cielo per soffocare un incendio che sembra indomabile. La poesia si intitola

GLI ORCHETTI HANNO UCCISO UN ENT

Introducendola, Tognolini scrive: “Santu Lussurgiu è il paese in cui è nata mia madre, durante lo sfollamento. L’olivastro millenario di Tanca Manna era mio nonno. Siamo a piangere i nostri morti, e noi stessi”.

Macchia di mirti, corbezzoli, cisti
Scura dimora di mondi mai visti
Madre di piccola vita stupenda
FUOCO LA PRENDA
Bosco di sughere, castagni, lecci
Padre di foglie, fatto d’intrecci
Nero di ombre, fitto di luci
FUOCO LO BRUCI
Terra di rocce ruggine e argento
Madre d’incendi figli del vento
Non serve a niente che canti e che piangi
FUOCO LA MANGI
Mano segreta che spargi quel fuoco
Bruci il tuo mondo per così poco
D’ora in avanti prima che accenda
GIUSTIZIA TI PRENDA *

“Per gli incendi della Sardegna” da RIME RAMINGHE, Salani

* * * I versi citano quattro improperi comuni della lingua sarda: FOGU DU PÌGHIRI, fuoco lo prenda FOGU D’ABBRÙXIRI, fuoco lo bruci FOGU DU PÀPPIRI, fuoco lo mangi ‘STIZIA DU PÌGHIRI, giustizia lo prenda La “giustizia” degli italiani-piemontesi è stata intesa per lunghe era come un malanno fatale, come il fuoco. Quel fuoco doloso che ancora oggi non riesce a fermare.

Leggi le altre notizie su www.cagliaripad.it