Sicilia, Calabria e Sardegna sono le regioni italiani in cui i casi di avvelenamento dei cani randagi è nettamente superiore rispetto al resto d’Italia. Si contano in totale 400 cani uccisi dal veleno negli ultimi trenta giorni.

Precisamente, in Sicilia si sono registrati oltre 160 cani uccisi dal veleno: ultimo della serie Bobby, un cane ammazzato dal veleno a San Piero Patti in provincia di Messina, lasciato per almeno due giorni ai bordi della strada. In Calabria, dove tra la fine di agosto ed il mese di settembre gli avvelenamenti si sono maggiormente concentrati nella zona tra Catanzaro e Soverato, i cani avvelenati sono stati parecchie decine. Una vera e propria vendetta per la morte della giovane Simona Cavallaro, morta nella pineta di Satriano a seguito di morsi di alcuni cani che stavano a guardia di un gregge di capre.

Quasi un centinaio anche i cani avvelenati in Sardegna, dove la pratica dell’uccisione con il veleno dei randagi e degli ibridi di maremmano è purtroppo consueta e seconda solo all’uccisione dei cani a colpi di fucile, anche se difficilmente provabile in quanto avviene tra le montagne e le carcasse spesso non vengono nemmeno ritrovate.

“Una situazione che deve in qualche modo essere contenuta – scrive in una nota l’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente (Aidaa) – in particolare con un inasprimento delle pene per gli avvelenatori e con una seria campagna di sterilizzazione di massa, se questo non avverrà in tempi rapidissimi, i rischi che questo fenomeno criminale diventi endemico sono dietro l’angolo”.

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