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All’indomani dell’accordo siglato ad Algeri dal presidente del Consiglio Mario Draghi con il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune per portare in Italia fino a 9 miliardi di metri cubi di gas in più entro il 2023 (3 miliardi subito) tornano a salire le quotazioni del Galsi, il gasdotto di cui si parla da almeno vent’anni che potrebbe portare il gas algerino in Europa attraverso la Sardegna. Una infrastruttura che – lo abbiamo spiegato in una inchiesta su questo giornale – pare non sia stata mai completata a causa delle ingerenze lobbistiche del colosso Gazprom che aveva l’obiettivo di mantenere alte le quote di gas russo in Europa.

La rivelazione era stata data poco meno di un anno fa dal professore universitario di economia ed esperto internazionale Abderrahmane Mebtoul – economista algerino che – intervistato dalla agenzia di stampa “Agenzia Nova” – aveva ipotizzato un rilancio del gasdotto Algeria Italia. Oggi, dopo la crisi innescata dall’offensiva russa in Ucraina e dallo stop agli approvvigionamenti di gas russo, il progetto Galsi torna prepotentemente in gioco, soprattutto alla luce dell’ultimo accordo Italia-Algeria.

Il presidente della Regione Christian Solinas, intervistato oggi sull’Unione Sarda, si dice rammaricato per il tanto tempo perduto. “Se fosse dipeso dalla Sardegna il progetto sarebbe stato già una realtà”.

La conferma del possibile rilancio del Galsi era stata data il mese scorso anche dal sito d’informazione algerino Algérie Patriotique che, citando fonti italiane, in un recentissimo articolo aveva annunciato che il gasdotto Galsi potrebbe rinascere a breve.

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