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Il caro energia sta avendo un impatto devastante sul tessuto economico della Sardegna: sono infatti a rischio chiusura il 13,6% delle imprese, mentre il 21,2% delle aziende sarde è stato costretto a ridurre l’attività e conseguentemente l’occupazione.

Lo si evince da un dossier del Centro studi della Cna Sardegna che analizza l’andamento di consumi energetici e l’andamento della produzione nell’isola negli ultimi anni.

La diffusione massiccia di fonti energetiche rinnovabili, grazie anche alla diffusione delle comunità energetiche, potrebbe però – secondo l’associazione artigiana – incidere positivamente sulle piccole comunità locali della Sardegna limitando l’impennata dei costi dell’energia che sta incidendo particolarmente su imprese e famiglie. Il prezzo dell’energia elettrica per un consumatore domestico tipo è infatti passato da 16,6 euro per KWh del terzo trimestre 2020 a 41,5 nel terzo 2022: un aumento di circa il 150%.

L’analisi dei dati degli ultimi 20 anni fa capire come la produzione di energia da fonti rinnovabili abbia acquisito una progressiva importanza nella nostra regione passando dal 3% della produzione complessiva nel 2000 al 25% nel 2020. Un’ottima opportunità per aumentare ulteriormente questa percentuale può essere rappresentata oggi dalle “comunità energetiche rinnovabili” previste dalla Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE) e introdotte in Italia dal Decreto Milleproroghe 162/2019: si tratta di associazioni tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali o piccole e medie imprese che decidono di unire le proprie forze per dotarsi di uno o più impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili.

“Lo sviluppo delle comunità energetiche avvierebbe progetti di sviluppo economico di cui beneficerebbero le imprese locali, installatori, imprese di costruzioni, artigiani e professionisti – commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna –:puntare su una sempre maggiore diffusione della produzione di energia da fonti rinnovabili e applicare queste tecnologie al supporto di politiche di sviluppo di comunità urbane sostenibili, promuovendo l’autoproduzione e l’autoconsumo delle attività produttive consentirebbe di tutelare l’ambiente, risparmiare sui costi dell’energia, creare partnership tra i diversi stakeholders del territorio riducendo la dipendenza energetica e i costi non più sostenibili per imprese e famiglie”.

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