Un traguardo storico per la salute pubblica italiana: Baressa è il primo Comune del Paese ad essere certificato HCV free. Questo eccezionale risultato è frutto di una campagna di screening per l’epatite C (HCV) condotta il 23 e 24 maggio 2025, ideata e realizzata da un team di medici e infermieri della struttura semplice di Malattie del Fegato dell’Aou di Cagliari, del Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica dell’Università di Cagliari, con il supporto dei medici in formazione della scuola di specializzazione in Medicina Interna.
I dati emersi dallo screening sono estremamente incoraggianti. Come spiega Luchino Chessa, direttore di Malattie del Fegato del Policlinico Duilio Casula: “Su 453 abitanti residenti, sono stati sottoposti a screening 366 cittadini, vale a dire l’80.8%. Di questi solo uno è risultato positivo, con una percentuale molto bassa, 0.27%. Ulteriori analisi hanno poi messo in evidenza l’assenza del virus”.
L’adesione della comunità è stata massiccia. L’epatologo Chessa attribuisce questo successo “grazie in particolare al lavoro di sensibilizzazione del sindaco e dei componenti del consiglio comunale”. Lo screening non ha riguardato solo i residenti, ma anche un centinaio di persone che vivono a Baressa quasi tutto l’anno per lavoro o studio. Sono stati esclusi solo 80 cittadini stabilmente fuori Comune per motivi lavorativi.
Per celebrare questo importante obiettivo, domani, sabato 26 luglio 2025, alle ore 19, l’aula consiliare del Comune di Baressa ospiterà un incontro con il sindaco Mauro Cau, i consiglieri comunali e la cittadinanza. Il professor Luchino Chessa annuncia che, alle soglie della giornata mondiale delle epatiti, “gli epatologi del Policlinico Duilio Casula consegneranno al primo cittadino una targa che certifica l’assenza del virus HCV nella popolazione”.
Il professor Chessa sottolinea l’importanza della collaborazione con le amministrazioni locali, che conoscono a fondo il proprio territorio: “Il coinvolgimento delle amministrazioni locali, che conoscono il territorio e con i quali i medici devono interagire, aumenta in modo sostanziale la risposta della popolazione. Solo in questo modo possiamo certificare zone HCV free in un contesto locale. Fare il test e, allo stesso tempo, counseling sui fattori di rischio sono importanti azioni preventive per il futuro, in previsione di un mondo senza epatite C”.
L’iniziativa di Baressa, conclude l’epatologo, “dimostra ancora una volta l’impegno della struttura semplice di Malattie del Fegato dell’Aou di Cagliari nel contribuire al raggiungimento dell’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che prevede di ridurre del 80% il tasso di infezione da epatite C e del 65% la mortalità dovuta al virus entro il 2030”.
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