Torna a parlare Jakub Jankto, l’ex centrocampista del Cagliari che ha lasciato il calcio in estate dopo la fine del suo contratto con il club sardo. Jankto, diventato celebre per essere stato il primo calciatore di alto livello a dichararsi apertamente gay, ha raccontato al Corriere della Sera la sua nuova vita e ricordato il periodo in Sardegna.
“Sto studiando italiano e spagnolo per prendere il certificato di lingua straniera, quando giocavo non ci pensavo, per me esisteva solo il calcio” ha detto il calciatore ceco. “La mia occupazione principale è curare gli investimenti immobiliari che ho fatto in questi anni e poi alleno oltre ottanta ragazzini in due società diverse, nel Dukla Praga e nel Cafc Praga, che è un’accademia dello Slavia”.
Poi sul Cagliari e sul rapporto con Ranieri. “Abbiamo un rapporto speciale, ma mi massacrava sul campo. Mi ha fatto giocare, crescere, con lui ho indossato la fascia di capitano della Samp: un grande onore”. E proprio Ranieri gli fece scudo al suo arrivo a Cagliari. “Mi ha dato un bell’aiuto. Aveva ragione: dal coming out erano passati due anni e dentro di me avevo una forza nuova. E ai tifosi interessava soprattutto quello che avrei fatto in campo. Gli scemi che ti insultano sui social ci sono sempre, ma la vita reale è un’altra cosa e quando tu ti comporti bene e rispetti il tuo lavoro, allora ricevi rispetto. E tutti mi hanno sempre voluto bene, anche ad Ascoli, Genova e Udine”.
“Il mio partner nelle uscite con gli altri giocatori a Cagliari? Non si usciva molto con la squadra al completo e mai con le famiglie. Lo faccio adesso a Praga, con gli altri allenatori: loro portano le mogli e le fidanzate, io porto il mio compagno. Sono felice”.
Infine sull’ultimo periodo da calciatore. “Quando ho capito di non poter giocare più per il dolore alla caviglia? Mi sono fatto male contro il Genoa, il primo anno con Ranieri. Poi le ho tentate tutte per stare meglio. Mi sentivo anche pronto a giocare con il dolore, ma mister Nicola non mi ha fatto entrare in campo neanche un minuto e allora ho pensato che non valeva la pena andare avanti con questa lesione di terzo grado ai legamenti della caviglia sinistra, che non si può operare. Anche quando alleno i bambini o semplicemente cammino, mi fa male”.
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