La Corte d’appello di Sassari ha ribadito oggi la sentenza di primo grado nei confronti di Alberto Picci, confermando la pena di 24 anni di reclusione, a cui si aggiungono tre anni di Rems (Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza). Picci è stato giudicato colpevole dell’assassinio del padre, Giuseppe Picci, che era stato brutalmente aggredito nel sonno all’alba del 27 aprile 2022 nella sua abitazione a Santa Maria Coghinas, in provincia di Sassari. La vittima era deceduta dopo otto mesi di agonia.
Il collegio giudicante, presieduto dalla giudice Maria Teresa Lupinu, ha integralmente accolto la richiesta avanzata dalla procuratrice Marinella Pittaluga, ratificando la condanna emessa dal Tribunale di Sassari il 4 febbraio 2025.
L’avvocato difensore, Claudio Mastandrea, aveva richiesto l’assoluzione del suo assistito, basandosi sulla tesi dell’incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti.
Il dramma si consumò il 27 aprile 2022, quando Alberto Picci, colto da quello che egli stesso definì in sede di confessione come un “impulso d’odio”, aggredì violentemente entrambi i genitori mentre dormivano. Il padre fu trafitto da una fiocina che gli perforò la gola, conficcandosi nel cranio, e fu raggiunto anche da coltellate alla bocca. La madre, Giovanna Drago, fu colpita alla testa con un coltello multiuso.
Nonostante gli sforzi dei sanitari, Giuseppe Picci fu mantenuto in vita artificialmente per otto mesi prima di morire a causa di una polmonite, conseguenza diretta delle gravissime lesioni inflitte dalla fiocina, che avevano compromesso in modo irreversibile le sue funzioni respiratorie e di deglutizione.
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