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L’ex presidente della Regione sarda Renato Soru è stato rinviato a giudizio dal Giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Roma per alcune contestazioni collegate al concordato preventivo de L’Unità, risalenti a più di otto anni fa. E’ stato lo stesso Soru, in un accorato post pubblicato ieri sul suo profilo Facebook, a raccontare la vicenda.

“Ero consapevole del fatto che il Gup non sarebbe entrato nel merito delle accuse ma avrebbe valutato solo se il processo dovesse essere celebrato, tuttavia la decisione mi ha molto sorpreso e addolorato – scrive -. Pensavo sarebbe andata diversamente”.

“La storia – ricorda l’ex presidente della Regione – era nata nel 2008 quando, proprio nel bel mezzo della campagna elettorale nazionale e la sfida Veltroni – Berlusconi per la guida del nuovo governo, l’Unità rischiava di interrompere le pubblicazioni e chiudere. Si trattava di un fatto che avrebbe certamente influito pesantemente sulla campagna elettorale in corso – evidenzia Soru -. E comunque pensavo che il giornale di Gramsci, carico di una storia straordinariamente importante non solo per il PCI ma per l’intera sinistra italiana e per la l’intera Repubblica, meritasse una sorte migliore. Pensavo che tale patrimonio storico-culturale dovesse e potesse essere salvato. Per questo, forse senza la sufficiente attenzione, decisi di rilevare il giornale e impegnarmi per un suo rilancio”.

“Purtroppo le cose non sono andate come avremmo voluto – continua il post -. Dopo pochi anni, in una situazione finanziaria per me decisamente cambiata, ho lasciato a nuovi azionisti la maggioranza delle azioni e la responsabilità di portare avanti il giornale. Le cose non sono andate bene nemmeno con i nuovi azionisti, nuovi aumenti di capitale e nuovi progetti editoriali. Certo la pesante crisi della carta stampata di quegli anni e la difficoltà a generare ricavi dai nuovi lettori on line non ha aiutato. Per questo motivo gli Azionisti e gli Amministratori successivi decisero di procedere alla liquidazione della società, portando i libri sociali in Tribunale. Al momento io detenevo una quota del tutto minoritaria (il 13% delle azioni). Ora, dopo otto anni, sono stato assurdamente accusato di distrazione di denari dalla società. Ma io in questo tentativo di salvataggio ho solo investito, in più riprese, ingenti risorse finanziarie e mai ho avuto indietro, a qualsiasi titolo, nemmeno un euro o altro beneficio. Come nelle altre occasioni anche in questo caso mi difenderò nel processo, addolorato per questa ulteriore prova che si aggiunge alle tante che negli ultimi vent’anni ho dovuto subire. Tuttavia, sono certo che la mia assoluta innocenza verrà ancora una volta riconosciuta”.

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