A Perdasdefogu, paese in provincia di Nuoro noto per le vicende legate al Poligono militare di Quirra, si contano già otto centenari, quattro uomini e quattro donne.

L’ultima ad aver spento le candeline è l’ex maestra delle scuole elementari, Federica Melis, festeggiata poco tempo fa dal sindaco del paese Mariano Carta e dal parroco don Luca Fadda.

Si aggiunge così al gruppo dei centenari foghesi: Antonio Brundu, 103 anni, che si salvò dai bombardamenti su Cagliari del ’43 perché aveva la febbre e lasciò la caserma per andare in un rifugio; Bonino Lai, 102 anni, che scampò all’arresto durante la Seconda guerra mondiale per via di un errore nel telegramma che annunciava la morte di Italia, sua sorella Italina; Vittorio Spanu, 101 anni, l’unico che vive nell’ospizio di Perdasdefogu, faceva l’agricoltore; Giovannina Mameli, 100, Maria Brundu, 101, Concetta Melis, 100, Gigino Depau, 101.

Un record che conferma la Sardegna tra i cinque paesi al mondo, insieme a Giappone, California, Costa Rica e Grecia, col più alto tasso di longevità: le cosiddette “blue zone”, che indicano appunto le  le aree del pianeta dove la speranza di vita è più alta rispetto alla media mondiale.

A sviluppare il concetto e a pubblicare uno studio incentrato proprio sui centenari della Sardegna sono stati gli studiosi Gianni Pes e Michel Poulain. La ricerca ha individuato nell’isola tre zone blu: in Ogliastra, precisamente a Perdasdefogu, Villagrande Strisaili, Arzana, Talana, Baunei, Urzulei, Ulassa; in Barbagia, nei paesi di Tiana, Ovodda, Ollolai, Gavoi, Fonni, Mamoiada, Orgosolo, Oliena; nel Sud Sardegna, a Seulo.

Ma qual è il segreto dei centenari di Sardegna? D’istinto, verrebbe da dire il buon cibo e l’aria pulita. Senza dubbio, lo confermano gli stesso abitanti di Perdasdefogu in un report pubblicato dal quotidiano anglosassone Guardian.

Vivere nella zona dell’Ogliastra, tra mare e montagna, non può che giovare alla salute dei suoi abitanti, che da sempre consumano una dieta a base di prodotti genuini coltivati unicamente negli orti di casa. Niente supermercati e alimenti confezionati: soltanto ortaggi a chilometro zero, formaggi sardi, olio d’oliva e un bicchiere di vino durante i pasti.

Ma non è tutto: vivere bene vuol dire anche vivere felici, e questo i centenari sardi lo sanno. Come raccontato nel report del Guardian, la vita a Perdasdefogu non sarebbe la stessa senza una giocata a carte con gli amici, una passeggiata in paese e una chiaccerata tra vicini.

Il senso di comunità dei foghesi si è rivelato fondamentale per poter raggiungere il grande traguardo. La maggior parte dei centenari del paese, infatti, vive ancora nelle prorprie abitazioni e non nelle case di riposo per anziani, al contrario molto affollate nelle grandi città.

“Sono nati cento anni fa e certamente non avevano una vita facile. Ma sono persone che sono riusciti a sviluppare un gran spirito di adattamento. Se c’è un problema, lo risolvono velocemente”, spiega al Guardian Luisa Salaris, docente di Demografia all’Università degli studi di Cagliari.

Come tante altre zone della Sardegna, però, anche a Perdasdefogu il grave problema dello spopolamento si fa sentire: negli ultimi trent’anni, circa 850 persone hanno lasciato il paese, dimezzandolo. Oggi si contano 1741 abitanti, di cui tanti hanno superato la soglia degli 80 anni.

Nonostante ciò, non mancano poi le iniziative culturali, come il festival letterario “Sette Sere Sette Piazze Sette Libri” in cui ogni anno vengono ospitati scrittori e artisti, che dialogano con il pubblico di Perdasdefogu e dei paesi limitrofi.

“Leggere è molto importante”, racconta uno dei centenari del paese, perché tiene la mente allenata e, neanche a dirlo, sempre giovane.

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