Il Tar del Lazio ha bocciato il ricorso della Regione sul Decreto Energia Sardegna, stroncandole argomentazioni dell’amministrazione regionale isolana, secondo cui il Decreto emanato dal Governo Draghi non tutelerebbe il diritto dei sardi ad avere una soluzione definitiva e strutturale al problema energetico, tale da poter garantire un futuro adeguato al territorio e al sistema produttivo.

Tale impugnazione era stata contestata dai sindacati che vedevano nella presa di posizione della Regione un atto contrario allo sviluppo del territorio isolano e ora esultano per la stroncatura.

“Il decreto mortifica la nostra autonomia energetica e condanna la Sardegna a sopportare nuovi handicap oltre a quelli subiti fino ad oggi, che hanno determinato per noi un costo dell’energia più alto, mediamente del 30%, rispetto al resto del Paese – aveva detto il presidente Christian Solinas secondo cui il provvedimento esprimeva una violazione del principio di insularità sancito solennemente nella Costituzione italiana.

Ma evidentemente i giudici amministrativi e i sindacati del territorio non la pensano così.

“La sentenza definisce e chiarisce lo scenario che riguarda lo sviluppo energetico dell’isola”, scrivono i segretari territoriali di Filctem-CGIL  Femca-CISL  e Uiltec-UIL  in una nota. “Finalmente, e in tempi rapidi, i giudici amministrativi hanno fermato l’azione posta in essere dalla Regione contro lo sviluppo del territorio e dei lavoratori, perché questo era il significato del ricorso presentato dalla Regione contro il Decreto Sardegna. Che poco ha fatto, anche negli altri ambiti per affrontare e trovare soluzioni ai problemi energetici di famiglie e imprese. C’è un interesse collettivo che deve essere tutelato, come sottolineato dai giudici, e questo interesse riguarda il Sulcis e la Sardegna perché il Decreto Sardegna riguarda l’intera isola.

Il rilancio del polo di Portovesme

Per quanto riguarda il polo di Portovesme i sindacati chiedono l’immediato avvio della seconda fase, ossia quella attuativa. “Lo sviluppo e la ripresa del polo di Portovesme deve passare dal porto e dai lavori di escavo bloccati da anni – scrivono -. Non dobbiamo dimenticare che l’escavo del porto è necessario per dare corso al piano di rilancio da 300 milioni di euro dell’Eurallumina e delle altre attività che orbitano attorno al polo industriale. La Regione deve agire immediatamente per far sì che vengano avviate subito le opere. Si proceda con un commissariamento delle opere e con una procedura straordinaria che consenta l’avvio degli interventi in tempi rapidi. Il tempo perso così come le lungaggini sono ostacoli che danneggiano lo sviluppo di un territorio da troppo tempo in declino”.

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