Due settimane incandescenti scuotono la Giunta regionale guidata da Alessandra Todde e l’intero Campo largo sardo, alle prese con un vortice di dimissioni, fratture interne e tensioni esplose fino in Consiglio regionale. Un centrosinistra isolano che, giorno dopo giorno, mostra sempre più crepe.
Lampi e tuoni
Il primo scossone arriva con l’addio di Gian Franco Satta all’Agricoltura, dopo quasi due anni di mandato. Le sue dimissioni, formalizzate il 27 novembre, giungono al termine di un periodo segnato da un crescente isolamento all’interno dei Progressisti, il partito che lo aveva espresso in Giunta. Proprio quella forza politica ne chiedeva la sostituzione da mesi, alimentando un clima che lo stesso Satta ha definito “logorante”.
“Un assessore continuamente messo in discussione – ha spiegato – fatica a essere ascoltato. Sono rimasto solo per senso di responsabilità”. Un addio che ha aperto una prima frattura evidente, lasciando emergere il malumore contro un partito percepito, nelle sue parole, più come “un condominio” che come una forza strutturata.
A distanza di pochi giorni esplode il caso Bartolazzi. La presidente Todde decide di revocare le deleghe all’assessore della Sanità, ma la separazione avviene con un duro botta e risposta a mezzo stampa. “Ci metto la faccia – ha dichiarato la governatrice – è il momento di decisioni rapide e condivise”. L’ex assessore non la prende bene e rilancia accuse pesanti: “All’interno c’è una caccia alle poltrone. Io ho più consensi all’opposizione che nella maggioranza”. Sul futuro della sanità sarda e sulla delega a Todde, aggiunge: “Non è che promuoverà un sistema retrogrado, lo lascerà così com’è”.
Pasticcio Egas e Consiglio in subbuglio
La delega alla Sanità passa così a Todde stessa, che sceglie di gestirla ad interim. Ma la sua prima uscita in commissione Sanità viene rinviata: troppe assenze nella maggioranza, seduta aperta e subito chiusa dalla presidente della commissione, la dem Carla Fundoni. Una fotografia chiara dell’instabilità interna.
A portare a questo stallo interno è il caso Egas. La conferma del sindaco di Calangianus, Fabio Albieri, alla guida dell’ente regolatore del servizio idrico – con il voto determinante della stessa Todde e dei sindaci di centrodestra – manda in frantumi gli equilibri del Campo largo. Pd e parte della maggioranza chiedevano da settimane una guida espressione del centrosinistra. La scelta della governatrice, invece, ha lasciato spazio a una reazione durissima, con ripercussioni immediate in Consiglio regionale: sedute sospese, numero legale non garantito, aula paralizzata per ore mentre si discuteva la legge sul servizio turistico del Trenino Verde. Un caos che rischia di rallentare anche la Finanziaria.
Minoranza all’attacco
La sensazione, tra i corridoi del Palazzo, è quella di una maggioranza in affanno, attraversata da tensioni che ora minacciano la tenuta dell’intera legislatura. Il centrodestra, in serata, ha rilasciato un duro comunicato firmato da tutti i gruppi di minoranza.
“I Gruppi di Minoranza della VI Commissione denunciano con fermezza quanto accaduto oggi su un tema cruciale come quello dell’abbattimento delle liste d’attesa, tema su cui la presidente ha dichiarato in ogni sede che ci avrebbe messo la faccia” scrivono. “La maggioranza non ha garantito neppure il numero legale, costringendo alla sospensione dei lavori e impedendo un confronto indispensabile per la tutela dei cittadini sardi”.
Per i consiglieri si tratta di “un fatto gravissimo, che rappresenta una sfiducia politica evidente nei confronti della stessa Presidente–Assessore. Un segnale che conferma, ancora una volta, lo stato di caos e paralisi in cui versa il Campo largo, diviso da lotte interne e veti incrociati mentre il Servizio sanitario regionale continua a sprofondare”.
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