Gli inquirenti nutrono forti dubbi sulle dichiarazioni fornite da Emanuele Ragnedda in merito alla morte di Cinzia Pinna, assassinata nella notte dell’11 settembre all’interno del casolare di sua proprietà a Conca Entosa, tra Arzachena e Palau.
Ragnedda ha tentato di giustificare l’accaduto come un gesto difensivo a seguito di un presunto atteggiamento minaccioso della vittima, versione supportata anche dal padre. Tuttavia, le sue spiegazioni non trovano riscontro né nei rilievi effettuati sulla scena del crimine né nell’esito dell’autopsia.
Gli esami medico-legali, infatti, hanno accertato che i tre colpi d’arma da fuoco che hanno raggiunto la donna al volto sono stati esplosi con una precisione che appare inconciliabile con una dinamica concitata e di autodifesa. Questo elemento suggerisce piuttosto che la vittima fosse ferma o bloccata al momento dell’aggressione.
Le indagini, coordinate dalla Procura, proseguono con ulteriori sopralluoghi sul posto volti a chiarire l’esatta dinamica del delitto.
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